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 2009  gennaio 15 Giovedì calendario

La nuova legge sulle fonti del diritto della Città del Vaticano (che esclude il recepimento automatico della legislazione italiana) è diventata un caso politico perché i laici l’hanno interpretata come un atto ostile nei confronti della Repubblica

La nuova legge sulle fonti del diritto della Città del Vaticano (che esclude il recepimento automatico della legislazione italiana) è diventata un caso politico perché i laici l’hanno interpretata come un atto ostile nei confronti della Repubblica. In realtà la possibilità di filtrare le leggi italiane già esisteva, e la riforma ha invece avvicinato ancor di più i due stati, a cominciare dalla materia civilistica. Ad accoglierla infatti con generale soddisfazione sono stati gli studi legali che seguono i contenziosi aperti con il Vaticano in materia di contratti e responsabilità civile. «Si è creato un gigantesco equivoco» spiega Cesare Mirabelli, ordinario di diritto ecclesiastico e presidente emerito della Consulta. «Si tratta in realtà di un riallineamento dell’ordinamento del Vaticano con quello della Repubblica Italiana. Fino a oggi bisognava rifarsi al Codice civile del 1865 e successive modifiche fino al 1929. Per molti avvocati era persino difficile ritrovare il testo di quel codice. D’ora in poi si farà riferimento al Codice civile vigente in Italia». Sono rimasti invece delusi i 1.795 dipendenti dello Stato della Città del Vaticano: a loro non si applicano le tutele della legge italiana. Anche in materia di sicurezza sul lavoro il Vaticano ha respinto la legge italiana e ne ha fatta una propria, in vigore da un anno.