Paola Pollo, Corriere della sera 10/1/2009, 10 gennaio 2009
LO STILISTA VALLI: IO, MILANO E GOMORRA
Giambattista Valli, è uno di quegli italiani che da fuori, cioè Parigi, si è conquistato un posto al sole. Nel caso, oggi è fra i primi dieci stilisti del momento, al mondo. Non per fatturato, è vero. Ma per talentuosità. Che è un’altra cosa e lui, per primo, lo ha presente. Così alla vigilia di una performance al Pitti di Firenze, la domanda è lecita: «Sfilerà mai a Milano?». La risposta a sorpresa è tranchant: «No mai».
Con affondo: «Professionalmente mi sento di appartenere molto di più a Parigi. In Francia è ancora viva la cultura dell’atelier, della ricerca, della creatività... In Italia c’è l’industria e io preferisco sfilare là dove ci sono i couturier piuttosto che i marchi». In sintesi, la chiosa sull’argomento è un masso: «E poi vogliamo mettere l’eclettismo della settimana della moda francese con quella italiana? Non c’è confronto.
A Parigi puoi trascorrere la tua giornata passando dalla sfilata di Comme des Garçons a quella di Chanel e poi alla mia e dopo ancora alla sfilata di Stella McCartney. Mondi diversi che si raccontano. A Milano ci sono i talenti ma soprattutto i marchi che sfilano ma che potrebbero anche presentare in show room. E la creatività, la personalità si piega alle tendenze! Forse questa crisi servirà a fare chiarezza».
Però comunque per realizzarli, i suoi abiti, «Vallì» ri-scavalla il Monte Bianco, e poi giù sino a Cattolica (dove ha sede la Gilmar, l’azienda che lo produce). «Solo in Italia riescono a produrre un prototipo fedelmente, questo va detto e io sono la dimostrazione». In «Gomorra» la moda italiana (e non solo) è sbugiardata: nel film si racconta che capi a più zeri sarebbero prodotti dalla camorra e/o dai cinesi. «Non sono andato e mi rifiuto di andare a vedere film del genere. Fanno solo male all’Italia e lo dico da italiano che vive all’estero e che paga le conseguenze di questo. Parlano di un mondo raccontandone solo una parte. La mia risposta sarà Firenze, lì farò vedere di cosa è capace un italiano e cosa sa fare la moda italiana. C’è quello ma soprattutto questo, ecco».
E arriverà a Firenze, il 15 gennaio, dice, con le sue donne che sono tutte idealmente giovani e chic, eleganti come lo erano negli anni Cinquanta. Perché lo stilista romano sostiene che le ragazze di un certo jet set sono tornate: «Giovani di personalità come è stata Marella Caracciolo, capostipite di una generazione incredibile». Nomi, please? «In Italia penso Bianca e Cocò Brandolini, Margherita Missoni, Ludovica e Clementina Montezemolo, Martina Mondadori, Fiona Corsini». Ragazzi al palo, invece? «Ma no ci sono anche loro, per esempio, Filippo del Drago o Luchino Visconti».
La prima uscita dopo «l’affaire Valentino »: Valli era fra i nomi che circolavano come possibili sostituti di Alessandra Facchinetti. Mai commentata prima d’ora quella voce e le decisioni a seguire, cioè quella di affidare la griffe agli stilisti degli accessori Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli. «Quelle voci mi diedero molto fastidio come quelle che mi volevano da Ferrè. Da una parte perché sono concentrato tutto sulla mia linea (in realtà disegna pure una capsula la Gamme Rouge per Moncler ndr) e dall’altra, nel caso di Alessandra, perché è un’amica e perché trovo stesse facendo un ottimo lavoro ed era giusto lasciarla in pace. Non si meritava un simile trattamento. Nessuno l’ha imposta, l’azienda l’ha scelta. E comunque, per quanto io abbia un enorme rispetto del lavoro del signor Valentino, perché sono romano e perché mi sono nutrito con le sue sfilate in Mignanelli, non è detto che sia giusto resuscitare la sua moda». Ci va giù pesante, monsieur «Vallì»: «Ho premesso tutto il mio rispetto ma penso sia giusto anche raccontare nuove storie e sostenere i giovani».
Da uno a dieci lo spirito critico fra i grandi nel mondo della moda? «Diceva Francis Bacon, la differenza fra un artista e una grande artista è lo spirito critico e diciamo che nella moda è raro trovarlo. Però penso che questa crisi spazzerà via tanti meccanismi e porterà una nuova libertà di fare e di dire». Prendere nota per quando arriveranno anche i fatturati!