Vladimiro Polchi, la Repubblica 10/1/2009, 10 gennaio 2009
AZIENDE, CONSUMI E ASSUNZIONI PARLA STRANIERO IL 9% DEL PIL
A Lin gli affari vanno a gonfie vele. Gestisce sei marchi d´abbigliamento a Prato, ha aperto una filiale a Shangai e ha già assunto un centinaio di operai. Lin è in buona compagnia: in Italia oltre 225mila imprese parlano straniero e il 35% dei nuovi imprenditori sono extracomunitari. Quanto vale il loro lavoro? Tanto: il 9,2% del nostro Pil, per l´esattezza. Un "tesoretto", su cui potrebbe ora scagliarsi la scure leghista: tassa di 50 euro sui permessi, fideiussione di 10mila euro per le partite Iva.
La vitalità imprenditoriale immigrata è ben fotografata da due recenti analisi Unioncamere e Nomisma. I lavoratori stranieri in Italia contribuiscono per il 9,2% alla creazione della nostra ricchezza. In valore assoluto il "Pil degli immigrati" sfiora i 122mila milioni di euro. Nel 2007, sono state 37.531 le imprese aperte da extracomunitari (16.654 in più dell´anno precedente): oggi raggiungono le 225.408 unità e crescono del 10% all´anno. Tra le nuove iscrizioni, il Paese più rappresentato è la Cina (6.929 titolari), segue il Marocco (5.756 nuove aziende) e l´Albania (5.118). Da soli, questi tre Paesi rappresentano il 47,4% delle nuove iscrizioni. La crescita del 2007 è dovuta per lo più al boom di imprese di costruzioni (6.603 in più), commercio (+ 5.445) e manifatturiere (+ 2.473 imprese).
Dove si radica l´imprenditoria immigrata? In termini assoluti, il record va senz´altro alla Lombardia (41.064 imprese); ma in percentuale è la Toscana che ospita il numero più elevato di imprenditori immigrati: 23.417 (un´impresa ogni 10). Il record provinciale spetta a Prato: qui il 27,4% delle imprese ha un titolare straniero. Si tratta per lo più ditte individuali di piccole dimensioni (ma 2.500 hanno più di 10 addetti). I titolari sono giovani (il 15% ha meno di 30 anni); poche le donne (il 18% del totale). Non è tutto.
La spesa dei cittadini stranieri nel 2007 ha superato i 25 miliardi di euro (pari al 2,8% dei consumi complessivi delle famiglie in Italia). Il peso che gli stranieri hanno sui consumi alimentari è ancora maggiore: nel 2007, la loro spesa è stata di circa 5 miliardi di euro, corrispondente al 3% della spesa alimentare italiana. E ancora: gli immigrati sono titolari dell´8% dei contratti d´acquisto di immobili stipulati nel 2007 (e del 19% di quelli di locazione). Infine, una ricerca Inps/Caritas conferma il sostegno dei lavoratori stranieri al nostro sistema pensionistico, visto che già nel 2002 avevano accumulato un monte retributivo di 9,7 miliardi di euro.
Ebbene, ora gli emendamenti targati Carroccio rischiano di mortificare questa vitalità economica. Primo, con l´obbligo di una fideiussione bancaria per gli immigrati che volessero aprire una partita Iva; secondo, imponendo una tassa di 50 euro sul primo rilascio e sul rinnovo dei permessi di soggiorno (in un precedente emendamento al ddl sicurezza, la Lega aveva chiesto addirittura 200 euro). Cosa significa? Un aggravio sui bilanci familiari degli immigrati: già oggi infatti per richiedere il primo rilascio o il rinnovo del permesso il lavoratore straniero sborsa 70 euro tra spese postali, pagamento del bollo e costo del permesso elettronico. E in caso di contratti di lavoro a tempo determinato, il permesso viene rinnovato ogni sei mesi.
Ferma la reazione dell´Associazione studi giuridici sull´immigrazione: «L´impatto economico di queste misure - afferma l´avvocato Marco Paggi - costituirebbe una violazione di molte norme internazionali».