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 2009  gennaio 10 Sabato calendario

Non è una di quelle dicerie da far circolare sui giornali, la proposta è seria e Pierferdinando Casini l’ha fatta arrivare a Enrico Letta con la dovuta riservatezza: l’Udc è pronta a mettersi in discussione, a sbaraccare, a contribuire alla nascita di un nuovo e più grande partito di Centro, a farlo assieme a tutti i moderati che soffrono nel Pd e sono pronti a lasciarlo

Non è una di quelle dicerie da far circolare sui giornali, la proposta è seria e Pierferdinando Casini l’ha fatta arrivare a Enrico Letta con la dovuta riservatezza: l’Udc è pronta a mettersi in discussione, a sbaraccare, a contribuire alla nascita di un nuovo e più grande partito di Centro, a farlo assieme a tutti i moderati che soffrono nel Pd e sono pronti a lasciarlo. La dimostrazione che Casini fa sul serio, la prova regina della disponibilità dell’Udc, è l’offerta, inoltrata sia pure per vie informalissime: caro Enrico, se ci stai, il leader del nuovo Centro riformatore potresti essere proprio tu. Enrico Letta - un ex enfant prodige che ha fatto per la prima volta il ministro a 32 anni, ora di anni ne ha 42 ed è papà di tre figli maschi - è ad una svolta della sua vita, sta cercando di capire cosa potrà fare da grande. E perciò Letta a Casini ha fatto sapere che a brevissima scadenza non vede la possibilità di una rottura traumatica dentro il Pd, tanto più prima delle Europee, ma non ha chiuso le porte alla prospettiva di una Costituente di Centro, naturalmente apprezzando molto la proposta che lo riguarda. E dunque sotto traccia il filo resta intatto, con un appuntamento che è fissato, per ora, al dopo-Europee. Un filo che Casini ha tessuto anche con Francesco Rutelli. L’ex leader della Margherita, in privato, ha spiegato la sua prudenza, ha invitato a non avere fretta, ma davanti ad un aggravamento della crisi del Pd, ha fatto capire di essere pronto ad entrare nella partita, a condizione che si riesca a dar vita «ad un soggetto profondamente nuovo», capace di quella innovazione politica che finora il Pd non è riuscito ad incarnare. Una trama di lungo corso che Casini ha ordito con sapienza dietro le quinte, ma che ieri - almeno per qualche ora - è stata guastata dal segretario dell’Udc, il fido Lorenzo Cesa. Interpellato da «Affari italiani», Cesa ha lanciato un appello molto esplicito: «All’interno del Pd ci sono profonde divisioni, i cattolici di quel partito vivono un profondo disagio ed è sempre più netta la spaccatura tra gli ex Ds e gli ex Margherita come Rutelli e Letta. La nostra Costituente è aperta a tutti quei parlamentari con i quali sia possibile trovare convergenze». Un appello, pare, non molto apprezzato nella tempistica e nella sua brutalità da Casini, ancora in vacanza a Miami. Anche perché davanti ad una richiesta pubblica così esplicita e così personalizzata, i due chiamati sono stati costretti a smentire. Francesco Rutelli con queste parole: «Quanto galoppa la fantasia...». Meno tranchant Enrico Letta: «Ringrazio per l’attenzione che so essere genuina, ma direi che non è cosa. D’altronde Cesa risponderebbe la stessa cosa se gli proponessi di entrare nel Pd». Come dire: mica posso entrare nell’Udc o in suo travestimento. Certo, Enrico Letta - che è il personaggio chiave dell’operazione «Nuovo Centro» - non ha detto sì a Casini, soprattutto perché continua a pensarsi come possibile successore di Walter Veltroni, nel caso di un tracollo del Pd alle Europee e alle amministrative del giugno 2009. Ma è altrettanto vero che Letta nelle ultime settimane si è tenuto le mani libere su diversi fronti. Alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale di Trento, Letta non soltanto ha sostenuto la lista del presidente uscente Lorenzo Dellai, anziché quella del Pd. Ma ha tenuto anche un comizio a Trento, guardacaso, assieme a Casini. E la sera della vittoria, Letta è andato a festeggiare nella sede del partito di Dellai, un moderato da sempre vicino all’Ulivo, che però il 2 gennaio è uscito allo scoperto con una clamorosa intervista all’«Adige» nella quale ha dichiarato fallito il progetto del Pd, in quanto la «cultura del popolarismo è stata archiviata, è sparita». E proprio Dellai, un Governatore forte e radicato in Trentino, è uno degli interlocutori della nuova Cosa di centro immaginata da Casini. Che ovviamente potrebbe lievitare soltanto nel caso in cui dal Pd uscisse una consistente componente moderata, almeno una parte dei Popolari, oramai divisi tra tante anime. Per non parlare dei Teodem. Dice Paola Binetti: «Faccio gli auguri alla Costituente di centro, ma in questo momento il mio impegno è verificare in che misura i valori cattolici possano vivere nel Pd». Ma nel caso si verificasse un generale big bang, il nuovo partito di centro potrebbe calamitare personaggi anche di altri partiti. Dice Pino Pisicchio, uno dei moderati che militano nell’Italia dei Valori: «L’esperienza dell’Idv è molto positiva, ma certo se si dovesse rimettere tutto in movimento le ripercussioni finirebbero per interessare diversi partiti». Una cosa è certa. Per ora dentro al Pd nessuno sta lavorando ad una scissione. Men che mai Massimo D’Alema, che però ha sempre tifato per lo schema «Red and white», rosso e bianco, cioè un’alleanza più stretta tra il Pd e i centristi. l’eterno schema di D’Alema, quello che portò alla leadership del primo Prodi, all’alleanza con personalità non di sinistra come Dini e Di Pietro. E d’altra parte il messaggio lanciato all’ultima Direzione dall’ex presidente del Consiglio è stato lapidario: «Nel Pd fin qui l’amalgama è malriuscito». E Pierferdinando Casini? Cosa avrebbe da guadagnare da tutta questa operazione? Lui non l’ha confessato a nessuno, ma chi lo conosce intuisce la scommessa del bel Pier: un nuovo centrosinistra incardinato su due gambe, una di sinistra (quel che resta del Pd) e una di centro, avrebbe bisogno di un leader di sintesi. Magari bolognese.