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 2009  gennaio 10 Sabato calendario

TRE MILIONI DI DOLLARI AI PIRATI CHE HANNO SEQUESTRATO LA PETROLIERA (DAI GIORNALI DI SABATO 10 GENNAIO 2009)


ALBERIZZI SUL CORRIERE DELLA SERA
All’inizio era stato chiesto un riscatto di 25 milioni di dollari, poi scesi a 15: una storia di riciclaggio e complicate mediazioni
I pirati hanno beffato tutti e, solo dopo aver incassato il loro riscatto, ieri hanno rilasciato la superpetroliera Sirius Star, sequestrata ai primi di novembre: si sono presi gioco della comunità internazionale, che ha inviato davanti alle coste somale una cinquantina di navi da guerra, degli islamici, che richiedevano la liberazione di nave, carico e equipaggio in nome della solidarietà musulmana (la Sirius Star è di proprietà saudita) e degli 007 di vari Paesi che minacciavano assalti di teste di cuoio per catturare il prezioso bottino. I corsari del Corno d’Africa hanno perseguito il loro obiettivo e il prezzo chiesto per far partire la cisterna, tre milioni di dollari, è letteralmente piovuto dal cielo, paracadutato da un piccolo aereo che l’ha sorvolata un paio di volte prima di lanciare il sacco con il denaro sulla tolda.
Andrew Mwangura, che a Mombasa in Kenya coordina il monitoraggio delle acque dell’Oceano Indiano attraverso l’organizzazione
East African Seafarers’ Assistance Programme,
ieri pomeriggio ha confermato al Corriere l’avvenuto rilascio: «I pirati hanno abbandonato la nave, che però non ha ancora preso il largo. Speriamo che tutto vada bene come previsto». Il riscatto pagato è assai inferiore a quello richiesto subito dopo la cattura. Allora si parlò di 25 milioni di dollari, scesi più tardi a 15.
La gigantesca superpetroliera saudita, ma battente bandiera liberiana, era stata sequestrata a 450 miglia nautiche (cioè circa 830 chilometri) al largo delle coste del Kenya (a Sud-Est di Mombasa), in acque apparentemente sicure a più o meno 1.200 chilometri dalle coste della Somalia. Era diretta negli Usa con il suo carico (due milioni di barili di greggio, per un valore di 100 milioni di dollari) via Capo di Buona Speranza. La cattura della Sirius Star, avvenuta poche settimane dopo il clamoroso sequestro del cargo ucraino Faina, con la stiva imbottita di armamenti (tra l’altro 33 carri armati), ha provocato la reazione della comunità internazionale che ha deciso la costituzione di una forza comune di intervento ( Combined Task Force 151). Giovedì è stato annunciato che sarà operativa tra qualche giorno e vi parteciperanno 20 nazioni. Una cinquantina di navi da guerra incrocia davanti alle coste somale nell’Oceano indiano e nel golfo di Aden ci sono, tra gli altri, americani, australiani, cinesi, malesi, russi ma senza alcun coordinamento. L’unico a muoversi con una certa strategia è il gruppo dell’Unione Europea, al quale però non partecipa l’Italia.
L’anno scorso i pirati somali hanno catturato più di 100 navi che hanno fruttato oltre 120 milioni di dollari, una cifra enorme. Il fenomeno della pirateria è cresciuto enormemente nell’ultimo anno: secondo un rapporto dell’Onu, «da poche dozzine di uomini nel 2006 si è passati a 1.000, 1.500 corsari che dispongono di almeno 60 barche veloci». Un’attività «a basso rischio e ad alto guadagno» che sta reclutando emulatori: «Poiché i pirati in Somalia restano impuniti si assiste a una recrudescenza del fenomeno ovunque: per esempio davanti alle coste nigeriane e in Sud America ». Nelle mani dei pirati somali ci sono ancora almeno 17 navi (tra cui la Faina) e oltre 250 membri dei loro equipaggi.
Massimo A. Alberizzi