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 2009  gennaio 08 Giovedì calendario

CASSA INTEGRAZIONE, BALZO DEL 500 PER CENTO


Raddoppia nel 2008 il ricorso alla cassa integrazione arrivando a coinvolgere 300 mila lavoratori, mentre entro la fine del mese governo e parti sociali sigleranno l’intesa sul rinnovo del modello contrattuale, anche senza la Cgil. Lo ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nel corso della registrazione di Porta a Porta, anticipando le cifre dell’Inps sulla Cig come misura della crisi economica che sta investendo il nostro sistema imprenditoriale.
Il picco della cassa integrazione ordinaria si è verificato nel mese di dicembre dove, rispetto allo stesso mese del 2007, l’aumento è stato addirittura del 525%. Ma non tutti i dati sono negativi: nello stesso periodo, infatti, la cassa integrazione straordinaria (Cigs), utilizzata in caso di ristrutturazioni e crisi aziendali, è diminuita del 12%. «Questo dato ci conforta – ha commentato Sacconi – perché la Cigs è l’anticamera del licenziamento. In realtà, le cifre dicono che l’industria non sfugge alle proprie responsabilità, che non cambia assetto organizzativo, che sta solo affrontando un periodo di difficoltà ».
L’analisi dei dati fornita dai tecnici Inps ridimensiona il fenomeno anche se non sfugge a nessuno l’allarme di dicembre. Infatti, se si calcola il totale delle ore in cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) nel 2008 è ammontato a 223 milioni, molto meno della metà (550 milioni) del tetto toccato nel corso del 1993. «Negli ultimi 28 anni – ha ricordato il ministro – solo nel quadriennio 1997-2001 il ricorso alla Cig è stato inferiore a quello del 2008».
Uno dei settori più colpiti dal gelo produttivo è stato quello dell’automobile: la Fiat ha messo in cassa integrazione da metà dicembre a metà gennaio tutti i suoi 58 mila lavoratori e da febbraio verranno coinvolti per due settimane anche duemila impiegati. Si tratta – secondo quanto ha comunicato l’azienda – di 1.200 colletti bianchi a Mirafiori e 800 a Stura di Powertrain.
Il ministro ha anche annunciato di apprestarsi, con le sigle sindacali che glielo hanno appositamente chiesto (Cisl, Uil, Ugl oltre agli imprenditori di Confindustria, Confcommercio e altri), a chiudere la riforma del modello contrattuale.