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 2009  gennaio 08 Giovedì calendario

LA MIA BALBUZIE COSTRINGE IL PUBBLICO A VIVERE LA CATASTROFE DI OGNI ATTIMO


Attore teatrale (dall’esperienza decennale con la compagnia di Giorgio Barberio Corsetti), scrittore di tre romanzi, interprete cinematografico sempre più richiesto (è stato protagonista di In memoria di me di Saverio Costanzo, Signorina Effe di Wilma Labate, Come dio comanda di Gabriele Salvatores, mentre in primavera apparirà come Benito Mussolini in Vincere di Marco Bellocchio), Filippo Timi è una figura sempre più presente nel nostro panorama culturale. Amabile, oltre che per la sua disponibilità, anche per la balbuzie - solo fuori dalla scena - che lo rende figura quanto mai estranea al ruolo di rito.

Sta lavorando sulla sua balbuzie. Che però l’ha salvato da una fiction televisiva (ai cui provini non è stato preso proprio per questo) e rende molto simpatiche le sue interviste in video…
Ho cercato di combatterla, ma è stata più forte di me. Allora ho iniziato a usarla, come una mia parte, una caratteristica… E’ stata molto utile in teatro, un attore che entra in palcoscenico con l’incognita negli occhi, il mistero di non sapere se le parole che deve dire usciranno o no si percepisce, ti dona un mistero e un pericolo che il pubblico sente, ti costringe a vivere la catastrofe che ogni attimo di vita contiene in sè. Non puoi buttare via nessuna parola.

I suoi problemi con la vista, per cui ha difficoltà con il centro dell’immagine ma non con i contorni, potrebbero anche simbolizzare un tipo di approccio diverso al mondo?
Assolutamente sì… Non posso basarmi su quello che vedo, ma su quello che percepisco. Per vedere il centro delle cose devo sfocare lo sguardo, guardare oltre l’immagine… Punto tutto sulla sostanza e sul contatto fisico, forse questo mi ha aiutato ad essere così fisico nel mio approccio alla vita.

Un esame universitario suicida su Socrate (in cui rispose alle domande con altre domande, proprio interpretando lo stesso Socrate) per certi versi ha sancito il suo ingresso nel mondo dello spettacolo. Quella del provocatore è un’attitudine che ha mantenuto?
Provocare per provocare è sterile. Rompere certi tabù, riuscire a dire quello che tutti vorrebbero dire ma non osano: questo è sano, è liberatorio. E comunque, quando sei veramente te stesso, non puoi non essere originale, e quindi provocatorio… Poi mi piace provocare qualcosa nelle persone, sempre…