La posta di Lucia Annunziata, La Stampa, 7/1/2009, pag- 36, 7 gennaio 2009
LA POSTA DI LUCIA ANNUNZIATA
Israele, Hamas e i pregiudizi
Leggo quasi dovunque lettere e articoli molto critici nei confronti di Israele per l’assalto al territorio di Gaza. I più benevoli giudicano la reazione «sproporzionata» (come sarebbe, poi, una reazione «proporzionata» nessuno lo dice). Certo, la situazione è drammatica e dolorosissima. A questo punto, però, sia pure con l’auspicio che le armi tacciano presto e per sempre, una domanda s’impone. Supponiamo che ogni giorno e da lungo tempo Pantelleria e Lampedusa ricevessero quotidianamente decine di missili da un vicino Paese africano che si dichiara nostro acerrimo nemico, che agisca come tale anche con assalti terroristici nel resto del territorio nazionale, che si ponga l’obiettivo dichiarato della completa distruzione del nostro Paese. un’ipotesi infondata (anche se anni fa è davvero successo di aver ricevuto un paio di missili, per fortuna fuori bersaglio), ma chi critica Israele dovrebbe dirci cosa si aspetterebbero gli italiani dal governo in una situazione del genere, primi fra tutti gli abitanti delle due isole colpite. Mi si può accusare di eccessiva semplificazione; si può sostenere che la questione del Medio Oriente è assai più complessa, che la guerra non risolve nulla... Ma i critici ci dicano almeno che dovrebbe fare Israele. Continuare a ricevere missili, oggi sulle sue città di confine e domani sull’intero territorio nazionale?
FRANCO BENCIVELLI, RAVENNA
Su Israele pesa sicuramente un pregiudizio: non ho mai assistito allo stesso livello di emozione e di mobilitazione quando veniva fatto saltare in aria in quel Paese un mercato, un bus, una scuola, una discoteca, come è successo spesso negli anni passati. Appena lo Stato ebraico si muove c’è invece un immediato soprassalto delle coscienze. Molto poco si ricorda per altro in questi giorni che Hamas è un’organizzazione terrorista, con stretti contatti con gli Hezbollah in Libano e finanziata e armata dall’Iran. La prova del radicalismo di questa organizzazione è che ha fatto fuori politicamente, e in molti casi fisicamente, l’organizzazione moderata di Fatah, espellendola dalla Striscia di Gaza. Queste cose sembrano non interessare mai la pubblica opinione che protesta contro Israele, come se le differenze fra gli arabi non fossero vere e profonde come in Occidente fra i vari partiti. Oggi sosterremmo le Brigate Rosse contro il Pd? Più o meno questa è la scelta tra Fatah e Hamas. Detto ciò, non c’è nulla di sbagliato nel giudicare le azioni militari. La vera domanda - anche da parte di chi capisce le ragioni di Israele - è se questo tipo di intervento in corso è efficace per risolvere la questione. In Libano, pochi anni fa, Israele ha rischiato la sconfitta militare e non ha risolto il problema, che è solo passato sulle spalle della forza internazionale. Così a Gaza: è questo il miglior modo possibile, anche da un punto di vista militare?