Scagliola e Scaroni "Scorte abbondanti" di Luigi Grassia, La Stampa, 7/1/2009, pag. 7, 7 gennaio 2009
SCAJOLA E SCARONI "SCORTE ABBONDANTI"
Scajola fa il pompiere: «La situazione dell’Italia non presenta particolari preoccupazioni, perché le nostre scorte di gas sono abbondanti» dice il ministro dello Sviluppo economico. Suona strano che le cose vadano così bene, visto che dalla Russia ci arriva (in tempi normali) un terzo del fabbisogno, ma se lo dice il governo la dichiarazione va registrata. L’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, argomenta: «L’Italia è in posizione migliore rispetto ad altri Paesi europei, perché l’Eni ha diversificato gli approvvigionamenti e potenziato gli stoccaggi».
E in effetti molte cose sono state fatte dopo la crisi russo-ucraina del 2006. Ma nell’energia si opera su tempi medio-lunghi, e di fatto in questo gennaio 2009 non abbiamo né nuovi gasdotti né nuovi rigassificatori. Ce ne saranno presto (quello della Edison e della Exxon a Porto Viro, vicino a Rovigo, partirà già in primavera) ma intanto la mappa delle infrastrutture è esattamente la stessa di tre anni fa, e con quella ci tocca affrontare la crisi.
Ci sono il Tag che arriva in Friuli dalla Russia col 32,8% dell’import italiano di metano, il gasdotto dalla Norvegia e dall’Olanda che entra in Italia a Passo Greis (20,5%), il Transmed (30%) e il Greenstream (12,5%) che ci connettono con l’Algeria e la Libia, e poi c’è il (per ora) solitario rigassificatore Eni di Panigaglia (3,3%). L’Italia consuma 84,4 miliardi di metri cubi di gas all’anno, con una quota crescente di importazioni non tanto per il lieve aumento del consumo quanto per il declino della produzione interna di metano e il rifiuto di nuovi giacimenti per ragioni ambientali.
Quello che abbiamo in più del 2006 sono le scorte al massimo. Ma anche su questo punto il presidente dell’Autorità di settore, Alessandro Ortis, di recente ha lanciato l’allarme: « vero che abbiamo 1,3 miliardi di metri cubi extra. Però è rimasta invariata la capacità di intervenire nei momenti di massimo bisogno». Spiega al telefono Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: «Se cala del 90% il flusso di gas nel tubo principale di approvvigionamento, come è il Tag, questo crea un calo di pressione in tutto il sistema nazionale delle condutture e rende più lento il prelievo dai siti di stoccaggio». Quindi? «Non possiamo stare tranquilli. E se la crisi si prolunga dovremo fare come ne 2006: attingere alle scorte, spegnere a rotazione le centrali elettriche a gas e mettere in moto al massimo quelle in grado di bruciare olio combustibile e carbone». Poi verrebbe tagliata la corrente alle fabbriche, e da ultimo anche alle case. Speriamo di non doverci arrivare.
Carlo Stagnaro, direttore ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, osserva che «il mercato adesso è meno in tensione rispetto al 2006, perché c’è la crisi industriale. Un pezzo del settore manifatturiero più energivoro ha quasi smesso di funzionare (la ceramica, la siderurgia eccetera) in Italia e all’estero, quindi c’è più offerta di metano, per esempio da Norvegia e Olanda, e più margine per aumentare le nostre importazioni. Abbiamo diverse settimane di autonomia. Però è assurdo che quasi ogni inverno ci ritroviamo allo stesso punto». I nuovi rigassificatori risolveranno il problema? «Diversificheranno i fornitori. Ci arriverà metano via nave dalla Nigeria, l’Egitto e il Qatar. Ma all’Italia servono anche più carbone pulito e l’energia nucleare».
Allora che voto dare all’Europa di fronte a questa crisi? Secondo Cristina Corazza, autrice di «La guerra del gas», «i Paesi consumatori non hanno fatto granché in questi anni, mentre la Russia si è mossa a tutto campo. Gazprom è presente in 18 Paesi dell’Ue con una quarantina di società proprie o partecipate. Ha firmato accordi con quasi tutti i giganti mondiali dell’energia e collabora con l’Eni nel gasdotto South Stream sotto il Mar Nero e nei giacimenti di Urengoy in Siberia. Ha stretto intese con l’Enel e avviato colloqui con ex municipalizzate come la A2A e la parmense GasPlus. E si è comprata metà della stazione di Baumgarten, in Austria, un ”hub” da dove il metano viene smistato verso l’Italia, la Germania, la Francia eccetera».
Un solo giocatore da una parte del tavolo, e decine dall’altra.