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 2009  gennaio 07 Mercoledì calendario

LUFTHANSA, LA CAUSA PERSA DEL NORD


L’ultima parola, se in questa storia c’è ancora un ultima parola da spendere, la metterà oggi un vertice fra il premier e Umberto Bossi. Oggetto: il futuro di Malpensa e l’alleato della nuova Alitalia. La Lega e tutta la lobby del nord (Comune, Provincia e Regione) almeno a parole insistono nel chiedere a Silvio Berlusconi di rovesciare il tavolo con i francesi e di optare d’imperio per Lufthansa che, dicono, farebbe meglio gli interessi dello scalo lombardo. Ma ormai quella bandiera sembra solo un vessillo piantato in Brughiera per ottenere qualcosa per quelle terre. Venerdì, o al più tardi all’inizio della prossima settimana, ci saranno i consigli di amministrazione di Alitalia e di Air France-Klm per dare ai rispettivi vertici il mandato a firmare l’intesa che permetterà a questi ultimi di entrare nella nuova compagnia italiana con il 25% delle quote, tre consiglieri di amministrazione ma nessun potere esecutivo. Se la firma slitterà dopo il decollo del network Alitalia-AirOne, previsto per lunedì prossimo, è perché ci sono ancora molti dettagli nei contratti da mettere a punto.
Tutta la politica, da Bossi in giù, sa benissimo che - a meno di improbabili colpi di scena e di una controfferta dei tedeschi - questo sarà l’esito della tormentata vicenda Alitalia. Ma il prezzo da pagare per Malpensa resta alto, e per questo Bossi, a nome della Sea, chiederà contropartite: altre risorse per gestire la cassa integrazione nello scalo (il governo Prodi aveva già stanziato 300 milioni), la rapida liberalizzazione dei diritti di traffico extraeuropei e spazio per Lufthansa nelle rotte italiane da Malpensa e Linate. «Se non ci sarà l’immediata liberalizzazione delle rotte le conseguenze saranno gravissime» tuona il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Casstelli. Di tutto questo si discuterà in un vertice parallelo che, nel pomeriggio, riunirà a Palazzo Chigi il gran mediatore Gianni Letta, Rocco Sabelli e Roberto Colaninno. Ieri mattina sembrava che l’incontro dovesse essere a cinque, poi si è optato per due vertici separati.
Con Bossi, il Cavaliere dovrà da un lato difendere la scelta degli imprenditori che lui stesso a contribuito a mettere insieme, dall’altra dovrà fare da mediatore per evitare nuove grane con la lobby lombarda. «Non possiamo intervenire sulle scelte strategiche di una società privata», ragionava ieri il premier con chi gli ha parlato. «Certo che però dobbiamo fare di tutto per evitare a Malpensa un ulteriore ridimensionamento». Di fatto, il piano di voli previsto da lunedì su Malpensa e Linate non è molto più penalizzante di quello attuale, ma la lobby non ha ancora digerito il precedente piano Prato, quello che l’anno scorso ha sottratto allo scalo varesino il ruolo di «hub» della compagnia lasciandogli solo tre dei 17 voli intercontinentali che decollavano da quell’aeroporto. Un assetto di voli che, a detta di tutti gli esperti, per via della sovrapposizione con Linate, faceva perdere ad Alitalia 200 milioni di euro all’anno.
«Quali che siano le scelte della nuova compagnia Alitalia deve confermare una sua presenza non simbolica», avverte il presidente della Commissione trasporti della Camera Mario Valducci. Non è da escludere che il premier chieda a Sabelli e Colaninno di ritoccare in qualche modo il piano di voli entro la stagione estiva. Ma occorre capire se l’alleato prescelto, ovvero Air France-Klm, sarà eventualmente dello stesso avviso. E soprattutto se il Cavaliere, dopo tanto penare, abbia voglia di aprire un altro fronte con la lobby romana che ha nuovamente alzato la voce un minuto dopo i milanesi: «pensare che Fiumicino possa cedere il passo a Malpensa è una follia», dice il sindaco Gianni Alemanno, anche perché «dobbiamo dare a Fiumicino quel che è di Fiumicino», aggiunge il presidente della Regione Piero Marrazzo. Il premier sa che se saltasse tutto all’ultimo momento per via dei campanili, la vicenda Alitalia ripeterebbe uno stanco copione.