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 2009  gennaio 07 Mercoledì calendario

DOVE TAGLIANO LE FORBICI DI ROBERTO

Premessa: questo articolo impegna il lettore a un notevole sforzo di fantasia. Ovvero, deve immaginare la faccia del ministro Roberto Calderoli, di per sé tendente a esternazioni mimiche, quando gli è stato presentato l’elenco delle leggi che la storia ha lasciato in eredità a questa sedicesima legislatura. E che il ministro per la semplificazione mormativa deve assolutamente tagliare per realizzare finalmente quella banca dati «Normattiva», di facile consultazione e soprattutto erede telematica della attuale e costosa gazzetta ufficiale cartecea. Immaginarsi lo sconforto di uno come Calderoli quando si è trovato di fronte 29mila provvedimenti ritenuti estranei «ai principi dell’ordinamento giuridico attuale», in pratica leggi, regi decreti legge, decreti leggi luogotenziali, decreti legislativi luogotenziali, decreti legisislativi del capo provvisorio dello Stato, con i quali l’Italia è stata governata tra il 1861 e il 1945.

Che rischiano di finire nella banca dati marchiati al costo di 200 euro ciascuno se il parlamento non converte in legge il decreto del ministro.

Chi sa la faccia di Calderoli quando ha scoperto che in Italia nessuno ancora aveva cancellato la legge del 21 aprile 1861 che stabilsce la «formola» con cui devono essere intestati tutti gli atti intitolati in nome del re. Che dire poi di un’altra legge del 1861 che autorizza il ritiro delle monete erose nelle province dell’Emilia, Marche e Umbria. Provocherà qualche sorriso anche al lettore sapere che un’altra legge resiste all’usura del tempo e dei ricordi: la 697 del 15 luglio 1862 che autorizza la spesa di 500mila lire per il pagamento della dote di sua altezza reale, la principessa Maria Pia di Savoia, la figlia del re Vittorio Emanuele II. E poi dice la casta. Una legge del 1862 invece autorizza spese per gli esperimenti di un ingegnere per superare le pendenze dei treni sulle linee ferrate. C’è ancora quella nell’ordinamento giuridico italiano attuale così come come quella che nel 1870 approva la spesa 100mila lire per la compera dell’isola di Montecristo e quella del 1875, la numero 2520 concernente un dono natalizio al generale Garibaldi. A Garibaldi è legata anche la legge 780 del 3 giugno 1882 che dichiara a carico dello stato le spese dei funerali del generale e il concorso nelle spese per la realizzazione di un monumento a Roma. Per gli onori funebri del Vittorio Emanuele II, invece, il ministero dell’Interno spende 300mila lire, così stabilisce una legge del 23 maggio del 1878, ancora lì a regale memoria. Del 1881 è la proroga dell’attuazione della riforma giudiziaria in Egitto. Arriva, invece, dall’alba del Ventesimo secolo, precisamente anno 1908, la legge 392 sull’approvazione preventiva dei tori da destinarsi alla monta pubblica. Dal fascino antico e polveroso la legge che il 12 dicembre 1912 dà esecuzione al trattato di pace fra l’Italia e l’impero Ottomano. C’è un gesto quotidiano che affonda invece le radici in una legge del 1927: quella che introduce la tassa sulle macchine per caffè espresso. Anche questa attende l’intervento delle forbici di Calderoli. Nello stesso anno il re introduce una tassa sulle capre.

Migliaia le leggi fasciste in attesa di sfoltimento. C’è per esempio il regio decreto che concede esenzioni fiscali all’opera nazionale Balilla e quello del 1927 che dichiara guerra alla formica argentina. E c’è la legge del 1928 che raddoppia l’imposta sui celibi. Non ci sono più eppure c’è una legge del 1931, rintanata nel dimenticatoio, che regola gli organici al ministero delle Corporazioni. Nel 1934 vengono dettate norme che regolano i matrimoni degli ufficiali del regio esercito, della regia marina e della regia aeronautica. Del 1939 è il provvedimento per l’incremento della colonizzazione demografica in Libia. L’unico che forse se ne ricorda è Gheddafi. Di stampo mussoliniano è il decreto che nel 1940 sancisce l’obbligo di appartenenza delle forze armate al partito nazionale fascista. Giunti alla fine dell’articolo immaginarsi adesso il ghigno del ministro Calderoli armato di forbici.