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 2009  gennaio 08 Giovedì calendario

FRANCIA, GIUDICI ESAUTORATI IN RIVOLTA

PARIGI - Per Napoleone, che l’aveva istituito nel 1811, il giudice istruttore, indipendente come lo voleva e corazzava la legge, era «l’uomo più potente di Francia», persino più di lui, l’imperatore. Fino a Nicolas Sarkozy, che ieri ha annunciato la cancellazione della figura chiave del potere giudiziario francese: una rivoluzione. Il braccio di ferro tra il presidente e il terzo potere rischia di diventare guerra senza quartiere. D’ora in avanti le inchieste giudiziarie più delicate, quelle che riguardano i reati finanziari o in cui sono coinvolti politici, saranno affidate al solo pubblico ministero, ovvero alle Procure, che sono dipendenti dal ministero della Giustizia. E dal potere politico. Sono i cento procuratori che il guardasigilli Rachida Dati convoca al ministero per dare loro ordini.
Mentre Sarkozy tra gli ermellini della Corte di Cassazione proclamava l’ennesimo choc riformatore, decine di giudici e avvocati manifestavano vivacemente davanti al palazzo di giustizia con irrispettosi cartelli: «Procura = giustizia dipendente dalla politica = giustizia a due velocità». Un gruppo di magistrati ha cercato di raggiungere la Corte ma è stato bloccato da vigorosi cordoni dei gendarmi. Tra i manifestanti c’erano i magistrati che hanno scritto belle e fragorose pagine delle inchieste contro la delinquenza finanziaria e la grande criminalità. Il loro allarme: con la rivoluzione sarkosista la faticosa stagione delle mani pulite francesi, dall’istruttoria per impieghi finti al municipio di Parigi (implicato Chirac) allo scandalo Elf, finirà negli archivi del non luogo a procedere. Ne è certa una delle toghe più celebri (e discusse) di Francia, Eva Joly, che traccia paralleli tra Sarkozy e «i valori berlusconiani».
Il giudice istruttore, totalmente autonomo, dirigeva finora le inchieste occupandosi sia della parte inquisitoria che della tutela dei diritti degli inquisiti. Un arbitro tra l’accusa affidata al pubblico ministero che dipende direttamente dal governo e la difesa; investito del potere inquisitorio e giurisdizionale. Figura sorpassata dai tempi e inefficiente secondo il presidente, da avvicendare con un curioso marchingegno lessicale con un «giudice dell’istruzione» che uscirà dalla Procura. «Il giudice istruttore - ha spiegato ieri - nella formula attuale non è più un arbitro. Come chiedergli di prendere delle misure coercitive, delle misure che riguardano l’intimità della vita privata dal momento che è prima di tutto guidato dalla necessità della sua inchiesta?».
Domanda non retorica visto che gli impacci della Giustizia sono denunciati da tutti. Sarkozy cavalca alcuni casi clamorosi che hanno incrinato la popolarità dei giudici istruttori, come lo scandalo Outreau in cui un giovane magistrato, dotato di poteri così ampi, ha tenuto in prigione per anni alcuni innocenti accusati di orrori pedofili. I critici e i contestatori rifiutano però che la procura, oggi dipendente del potere politico, resti ora padrona delle inchieste. I sospetti sono fondati? I pubblici ministeri nelle vicende politicamente più scottanti hanno svolto quasi sempre un ruolo di freno se non di annullamento. Gli inquisitori implacabili e scomodi sono stati i giudici istruttori. Non è un mistero che Sarkozy voglia una depenalizzazione della materia economica per sedurre gli investitori di tutto il mondo.
Ma non c’è solo questo. C’è chi intravede nella torrenziale attività rinnovativa del presidente un pericoloso progetto complessivo di rafforzamento autoritario, di limare i contropoteri. Ormai il Parlamento è esautorato, fanno notare, serve da semplice camera di registrazione delle decisioni dell’Eliseo, il presidente ha avocato a sé il diritto di designare il direttore delle televisioni. Ora è la volta di mettere le briglie al terzo potere.