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 2009  gennaio 06 Martedì calendario

«CON I SALDI RIPARTE LA MODA»


Le vere incognite del 2009 sono l’export e il credit crunch, perché l’altro grande motore della filiera tessile-abbigliamento, la fiducia dei consumatori – che si misura anche dalla voglia di spendere – e quella delle aziende, sembrano tornate in terreno positivo,
stando ai primi risultati dei saldi. E a guardar bene anche sul fronte esportazioni sono arrivati ieri segnali di ottimismo: secondo Unioncamere-Assocamere estero nel primo trimestre l’export dimade in Italy – che ha chiuso il 2008 con un +4% – crescerà a due cifre in particolare verso quei mercati che anche nello scorso anno avevano registrato
i maggiori tassi di sviluppo. Per il sistema moda, l’export verso la Russia (che nello scorso anno ha superato la Francia come primo mercato per le aziende italiane di abbigliamento da donna) crescerà del 32% rispetto al primo trimestre del 2008, con un aumento del
dato medio mensile da 213 milioni di euro a 281 milioni. Nei giorni scorsi il segnale più
incoraggiante è arrivato però dal mercato interno, con il successo, insperato alla vigilia, delle vendita di fine stagione, iniziate a Milano, Roma, Torino e che domani
comprenderanno anche un’altra grande regione, laToscana.
«Prima di Natale il clima non era dei migliori – spiega Michele Tronconi, presidente Smi, la federazione delle imprese del tessile - abbigliamento’. Il segnale che è venuto dai saldi è importante, la gente ha preferito non risparmiare e questo consente un cauto ottimismo,
potrebbe far ripartire l’intera filiera. Quando crollano i consumi, come sembrava essere
successo dopo l’inizio della crisi finanziaria, a metà ottobre, si ha un effetto a catena e si può entrare in un circolo perverso di paura, come in effetti stava succedendo, con aziende, soprattutto medie e piccole, a cui venivano a mancare commesse e ordini».
La repentinità con cui la crisi finanziaria si è abbattuta sui mercati potrebbe ora rivelarsi un vantaggio.
«Tanto improvvisamente è arrivata, tanto improvvisamente potrebbe allontanars i’
dice Mario Boselli, presidente della Camera della moda’. C’è stato un elemento di irrazionalità nella reazione delle aziende e dei consumatori alle notizie finanziarie,
forse favorita dall’eco mediatica chehannoavutoi crolli di Borsa i fallimenti bancari.Un elemento che ha penalizzato la prossima tornata di sfilate, che da cinque
giorni si è ridotta a quattro anche per la defezione, all’ultimo momento,
di marchi importanti. Lo stesso effetto,ma di segno contrario, potremmo vederlo per le sfilate della donna in programma a febbraio: mi aspetto che l’ondata di ottimismo faccia rispettare ai marchi i loro piani, senza paura».
I costi delle passerelle (che durano dai 10 ai 15 minuti) oscillano tra i 500mila e ilmilione di euro e la stessa Camera della moda ha spesso sostenuto l’opportunità, per le collezioni da uomo, di forme alternative di presentazione, come gli appuntamenti in showroom. Sta di fatto che quest’anno ci saranno 41 sfilate, contro le 48 del gennaio 2008 e le
46 del giugno scorso, con defezioni importanti come Antonio Marras, Biagiotti (che però sarà presente a Pitti), Byblos, Calvin Klein, Fendi (che farà una presentazione a Roma), Krizia, Marni e Romeo Gigli. Il trend di "razionalizzazione" in atto nella moda maschile è in
fondo confermato dai dati di Pitti, la rassegna fieristica dedicata all’abbigliamento da uomoche si terrà a Firenze dal 13 al 16 gennaio: «Sarà la più affollata edizione di sempre, con 120 nuovi marchi – spiegano Raffaello Napoleone e Agostino Poletto, amministratore
delegato e direttore marketing di Pitti Immagine’. Ma attenzione a non pensare a una rivalità con Milano: l’Italia resta punto di riferimento mondiale per la moda, maschile e non solo, proprio perché ha due grandi poli. Il successo di Pitti è che ai buyer, in questi tempi di budget ridotti, offre una maggiore tipologia di prodotti, tutti sotto lo stesso tetto».
Anche Massimiliano Bizzi, organizzatore White Homme a Milano e di Link a Bologna,
due fiere che si terranno in gennaio, confermal’importanza di pensare alla moda italiana come a un sistema: «Per l’uomo in effetti ci possono essere sistema alternative alle sfilate, che però per molti marchi sono e saranno sempre la soluzione giusta». «Voglio sperare anch’io che i saldi abbiano innescato un circolo virtuoso’ conclude Beppe Angiolini, presidente della Camera dei buyer ”. Ma allora a maggior ragione ribadisco quello che noi
negozianti diciamo da mesi: anticipare gli sconti a novembre è una pessima idea. Tradiamo la fiducia dei consumatori che acquistano a inizio stagione, spinti dal desiderio di essere all’ultima moda, che sono il motore dell’intero sistema.Va bene svuotare i negozi, ma non a qualsiasi costo».