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 2009  gennaio 06 Martedì calendario

HAMAS NON HEZBOLLAH MENO RISCHI PER TSAHAL


Ritornando all’alba dall’inferno di Bint Jbeil, stremato, il soldato David si era lasciato sfuggire un commento: «Sono professionisti, sanno combattere. Rispetto ad Hamas sono tutt’altra cosa». La versione si ripeteva come un ritornello sulla bocca dei militari israeliani che avevano ingaggiato scontri a fuoco con gli Hezbollah. A due anni emezzo
dalla guerra in Libano dell’estate 2006, il Governo di Gerusalemme è di nuovo impegnato in
una massiccia operazione militare. Quello contro Hamas è tuttavia un conflitto diverso. Per
Israele resta comunque la guerra che si deve vincere, a tutti i costi. Ma questa volta più fattori propendono per Gerusalemme. Hezbollah, il popolare movimento sciita libanese, era ed è un’organizzazione molto più complessa e articolata di Hamas.
Dispone di un’ala militare più efficiente e meglio addestrata, la più forte in tutto il Libano.
L’intelligence israeliana aveva sottovalutato la sua forza, perfino gli indistruttibili carri armati
Merkava, fiore all’occhiello dell’esercito israeliano, erano vulnerabili. Nei punti di confine
con il Libano, come Metulla, diversi ritornavano anneriti, con i cingoli distrutti, trainati
dai mezzi di soccorso. I missili anti-tank di fabbricazione russa o iraniana erano stati la prova
tangibile del potenziale del Partito di Dio. Così come le migliaia di razzi, a volte centinaia
in un solo giorno, lanciati contro le città del Nord di Israele. La Galilea del Nord rimase paralizzata per 34 giorni, quasi un milione di israeliani furono costretti a vivere nei rifugi come topi. Centinaia, alcuni sostengono migliaia di miliziani Hezbollah, avevano ricevuto un qualificato addestramento militare in Iran, grande alleato del Partito di Dio con cui condivide la confessione sciita, ritornando poi in Libano indisturbati. Dal ritiro israeliano dalla fascia di sicurezza in Libano meridionale, nel maggio 2000, Hezbollah aveva avuto sei anni per preparare una guerra che sembrava pianificata a tavolino.
Nessuno mette in discussione che, dal giugno del 2007, quando sbaragliò in pochi giorno le
forze del partito rivale Fatah, Hamas sia padrone assoluto della Striscia.Ma non può fare
ciò che fece Hezbollah.Gaza è sotto embargo e confina solo con Israele e con l’Egitto, che si èimpegnatoaimpedireiltrafficodi armi dal suo territorio alla Striscia. Per quante falle vi sianoal confine,Hamasnonè certocapacediimportare, attraverso i tunnel, blindati e missili a lunga gittata. Resta però vero che, col passare degli anni, i miliziani di Hamassi sono organizzati. Secondo un rapporto dell’Intelligence and Terrorism information center dell’aprile 2008, centinaia di guerriglieri di Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del
movimento, sono stati addestrati all’estero. Gli addestramenti più sofisticati-
tra cui unità di cecchini e cellule specializzate in combattimenti contro i tank - sono avvenuti in Iran. Dal settembre del 2005, quando Israele si ritirò dalla Striscia,
ma soprattutto dal giugno del 2007, attraverso i tunnel di Rafah, città di confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, centinaia di miliziani sarebbero andati a Teheran per un periodo dai 45 giorni ai sei mesi; 105sarebbero rientrati, alcuni con il compito di istruttori, altri 150 sarebbero ancora là. In Siria, altro sponsor di Hamas, sarebbero stati addestrati 600 Ezzedin. Ma il potenziale rispetto a Hezbollah resta molto inferiore.
Seilparagonetraidueconflitti rischia di essere fuorviante, Gerusalemmeècomunquedecisa a riprendersi la rivincita. La guerrachenonhasaputovincere -ostravincere - inLibano, siè poitrasformata inunasconfitta, ancheagliocchidimoltiisraeliani. Per Hezbollah, il fatto di non averla perduta, almeno clamorosamente, è stata interpretata comeuna grande vittoria. Ilmitodell’invincibilitàdell’esercito israeliano è sempre stato un efficace deterrente contro l’aggressione dei Paesi arabi ostili a Israele.
Oraè ilmomentodel riscatto. I verticimilitari israeliani sono stati più prudenti; hanno avvertito con largo anticipo l’opinione pubblica,quando in Libano la decisione di attaccare seguì di poche ore il rapimento, inatteso, di due soldati israeliani da parte di Hezbollah. Anche gli obiettivi sono diversi.Allora il premier Ehud Olmert disse di voler riportare a casa iduerapiti, minacciò di distruggere Hezbollah e di cancellare il suo arsenaledi razzi.Traguardimai raggiunti. vero che più volte i politici hanno ripetuto di voler
rovesciareHamas,mapocoprima dell’offensiva l’obiettivo è stato ridimensionato: ridurre le
rampe di razzi lanciati sulle cittadineisraelianevicineallaStriscia e indebolireHamas. Ridurre, quindi non distruggere, e indebolire, nonrovesciare. Il teatro della battaglia è poi meno impegnativo. La Striscia di Gaza è un fazzoletto di terra lungo 40 chilometri e largo dieci,
completamentepiatto.LegoleelecollinedelLibanomeridionale rappresentavano ben altre
insidie.EdiGaza,grazieaicollaborazionistipalestinesieaimezzi tecnologici, Israele satutto.
Ciononostante Gerusalemme ha compreso che i blitz mordi e fuggi, che avevano caratterizzato gran parte del conflitto con Hezbollah, sono stati inefficaci. L’invasione di terra questavoltaèstatasferratasolo otto giorni dopo i raid. Nella guerrache Israele devevincere restanoperòduefalle:probabilmente Hamas non sarà spazzata via. E, seppur con minor intensità, i razzi riprenderanno a cadere,primaopoi.
roberto.bongiorni@ilsole24ore