Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  gennaio 06 Martedì calendario

Maurizio Stefanini (Libero 06/01/2009). Raul Castro: «Costruitevi le case da soli». «Costruitevi le case da soli»

Maurizio Stefanini (Libero 06/01/2009). Raul Castro: «Costruitevi le case da soli». «Costruitevi le case da soli». L’ultima apertura di Raúl Castro riguarda il cronico deficit di abitazioni: almeno 600.000 in meno del necessario, cui si sono aggiunti da un lato i ritardi nei piani di costruzione ufficiali che negli ultimi tre anni avevano previsto la realizzazione di 270.000 nuove abitazioni; dall’altro i disastri degli uragani della scorsa estate. «Bisogna fare qualche centinaio di migliaia di case», ha detto in tv. «Non bisogna proibire. Bisogna dire alla gente: bene, qui si può costruire, lei avrà a disposizione un tanto di superficie, lasci questo spazio che per di qui possa passare un giorno una casa e di lì un marciapiede e che si faccia da solo la sua casetta con quello che trova». Da sempre sono gli individui a Cuba a supplire ai limiti delle brigadas de construcción ufficiali, ma questa iniziativa dal basso deve da sempre affrontare ostacoli burocratici interminabili per ottenere le necessarie autorizzazioni, e in più c’è il problema della scarsità dei materiali. La penuria presumibilmente resterà, ma per lo meno il discorso di Raúl dovrebbe valere come sanatoria anticipata. O forse no… In realtà, è un po’ questo il limite di tutte le innovazioni, riforme e aperture che Raúl ha fatto da quando ha preso il potere: prima effettivo, poi anche formale al posto del fratello. Già il 24 febbraio al momento di insediarsi promise di «soddisfare le necessità basiche della popolazione»: non solo garantendo la prossima «rivalutazione del peso cubano», con l’uscita da un sistema di doppia valuta che esclude gran parte della popolazione dai negozi più forniti, ma annunciando perfino che avrebbe iniziato a sfoltire «l’eccesso di proibizioni e regolazioni». Tuttavia, il regime della convivenza tra lo svalutato peso normale e il più pregiato ”peso convertibile” resta tuttora. Il 28 febbraio Cuba ha poi firmato due patti sui diritti economici, sociali e culturali dell’Onu che in teoria autorizzano libertà sindacale e di insegnamento. Ma nessuna legge specifica è stata fatta per recepirne il contenuto. Il 13 marzo Raúl ha liberalizzato la vendita di computer, lettori di Dvd, forni a microonde e pentole a pressione. Se il computer in casa ora lo possono avere tutti, in compenso l’accesso a Internet è tuttora limitato a uffici pubblici e cybercafè di Stato. Però i blog critici sono fioriti lo stesso, a partire dal famoso Generazione Y di Yoani Sánchez, che ne scrive di cotte e di crude ed ha pure contestato in pubblico la figlia di Raúl senza essere arrestata. Però alla stessa Yoani non le hanno permesso di recarsi in Spagna a ricevere un premio giornalistico. A aprile Raúl ha poi annunciato la commutazione della pena di morte a «un gruppo di condannati», che si sono visti assegnare dai trent’anni all’ergastolo. Però, ha pure spiegato, «l’accordo di commutare la pena capitale non implica la sua soppressione dal Codice Penale cubano»: «Cuba comprende e rispetta gli argomenti del movimento internazionale che propone la sua eliminazione o moratoria. Ma la pena di morte resta, dal momento che sarebbe ingenuo e irresponsabile rinunciare all’effetto dissuasivo che provoca la pena capitale nei veri terroristi, mercenari al servizio dell’Impero americano». Raúl ha in seguito prospettato la liberalizzazione delle transazioni immobiliari: che in realtà già avvengono di fatto, aggirando gli ostacoli legali con un’interpretazione più che creativa della scappatoia della permuta. Ed ha pure annunciato riforme salariali nella direzione di un premio per il merito: non più fatte, con la motivazione della crisi economica che è arrivata. Infine, dopo l’elezione di Obama è venuta una serie di offerte al nuovo presidente americano: incontriamoci a Guantánamo; vediamoci senza condizioni; trattiamo uno scambio tra dissidenti in carcere a Cuba e agenti cubani in carcere negli Usa. Ha detto proprio così: «dissidenti». Ma dopo averne fatti arrestare diversi, in occasione dell’ultima giornata dei diritti umani. D’altra parte, questi gesti sono continuati anche dopo le continue messe a punto di Fidel, che coi suoi articoli ha in continuazione distribuito bacchettate a ogni minima deviazione dall’ortodossia ed ha perfino fatto cacciare due ministri. Un gioco delle parti? Oppure davvero è in corso tra i due fratelli una schermaglia in cui Raúl sta spingendo per un minimo di cambiamento?