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 2009  gennaio 05 Lunedì calendario

La Stampa, lunedì 5 gennaio 2009. Vale più o meno un miliardo e mezzo di dollari all’anno. Ma dal primo gennaio, in Europa, Braccio di Ferro è proprietà di tutti

La Stampa, lunedì 5 gennaio 2009. Vale più o meno un miliardo e mezzo di dollari all’anno. Ma dal primo gennaio, in Europa, Braccio di Ferro è proprietà di tutti. Il copyright del marinaio guercio che divora spinaci è scaduto. Chiunque potrà usarlo senza più versare un cent. La faccenda vale solo per il Vecchio Continente, dove il diritto d’autore scade 70 anni dopo la morte dell’artista (in America gli eredi continueranno a incassare proventi fino al 2024). Elzie Segar, creatore del personaggio, era scomparso giovane, neanche quarantaquattrenne, dopo aver costruito un impero in punta di matita. Era uomo venuto dal nulla dell’Illinois, come nella migliore mitologia americana. Da giovinotto se l’era sfangata come proiezionista, batterista, ma aveva dentro un sogno, disegnare fumetti. E pur d’acchiapparlo seguì un corso per corrispondenza. Debuttò traducendo le comiche di Chaplin in strisce. Ma la sua fortuna fu quella di farsi notare dall’uomo giusto al momento giusto, William Randolph Hearst, il potente editore, la quintessenza del Quarto potere. Nel 1919 esordì sui giornali con «The Thimble Theatre», e in quella cornice, dieci anni dopo, comparve il nerboruto marinaio. E fu trionfo. Fumetti, cortometraggi (i primi diretti dai fratelli Fleischer), merchandising, cibi. Calvo, rozzo, brutto e sgraziato (gambe tozze, e braccia abnormi), e nemmeno troppo intelligente, per giunta fumatore, non era esattamente il prototipo del tipico supereroe fumettaro che salvava mondi, galassie, e democrazie. Anche lui, aveva dei superpoteri, ma li acquistava in maniera facile facile: ingurgitando semplici spinaci in scatola diventava erculeo. Legioni di madri pensarono che fosse una buona idea e costrinsero i pargoli a ruminare tonnellate di vegetali, come nei cartoni. Il governo americano si allineò, e lo arruolò come testimonial per promuovere quella verdura nazionale: le vendite lievitarono del 30% in dieci anni. Diceva spesso, Braccio di Ferro, «non serve cervello per essere buoni», perché oltre alla forza, all’amore per la spilungona e racchia Oliva, aveva solo un gran cuore. Ma nell’America che stava perdendo tutto con le crisi di borsa del ”29 era l’eroe giusto. L’uomo senza qualità. Ma di grandi bicipiti. Chissà se può tornarci ancora utile? Oltretutto è pure gratis.