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 2009  gennaio 06 Martedì calendario

LE NUOVE BADANTI? GIOVANI E IRREGOLARI

Sono giovani, irregolari e meno predisposte ad abitare in famiglia. Sono la nuova generazione delle badanti straniere che lavorano in Italia. A tracciare il loro identikit è l’istituto per la ricerca sociale Irs che ha realizzato uno studio sulle caratteristiche
e le tendenze del lavoro privato di cura.

Secondo le stime dell’Irs le badanti in Italia oggi sono 774mila, di cui 700mila straniere e
74mila italiane. Un quarto delle immigrate è arrivato nel nostro Paese negli ultimi
tre anni. «Il fenomeno delle badanti straniere – spiega Sergio Pasquinelli,
direttore di ricerca Irse direttore di Qualificare.info – inizia a diffondersi alla fine
degli anni ”90. Ma in questo decennio le badanti sono cambiate: ecco perché parliamo di
"nuova generazione", riferendoci a quelle arrivate in Italia dal 2005 in poi». Le nuove badanti sono più giovani delle precedenti: hanno in media 37 anni, contro i 42 delle donne arrivate in Italia prima del 2005. «In ragione della giovane età – sottolinea il ricercatore – il numero di quelle sposate è relativamente contenuto: solo il 60% ha un marito». Il 62% delle badanti ha figli, ma in otto casi su dieci li ha lasciati nel Paese d’origine.
Larichiesta di assistenti viene soprattutto da famiglie con uno o più anziani: in media, nel
nostro Paese, c’è un’assistente familiare ogni 15 over65. Questo rapporto sale al Nord (dove
c’è una badante ogni 13 anziani) ma cala vertiginosamente al Sud, dove il fenomeno è
ancora limitato ma in crescita.

Il mercato dell’assistenza è sempre più sommerso: secondo i dati raccolti dall’Irs solo
una badante su tre (cioè circa 232mila lavoratrici) ha un regolare contratto di lavoro. Il 43%
vive e lavora in una condizione di totale clandestinità, mentre il 24% pur avendo un permesso di soggiorno è impiegata in nero. «Negli ultimi cinque anni – spiega Pasquinelli – è progressivamente aumentato il tasso di irregolarità. Stimiamo che tale tasso sia aumentato del 7-8% solo negli ultimi due anni». Esiste poi una "zonagrigia":
tra coloro che hanno un contratto, per sette badanti su dieci le ore di lavoro dichiarate
sono inferiori a quelle realmente lavorate. «La propensione alla completa dichiarazione delle ore è bassa soprattutto tra le nuove arrivate – dice il direttore di Qualificare.info ”: solo il 37% avrebbe interesse a mettersi in regola, mentre la maggior parte ritiene che il costo di una completa regolarizzazione sarebbe troppo elevato sia per loro stesse che per il datore».

Le "nuove" assistenti familiari mostrano elementi di differenza rispetto alle lavoratrici giunte in Itlia negli anni precedenti: «Rispetto alle loro "sorelle maggiori"’affermaPasquinelli
’ le nuove badanti sono più orientate al lavoro a ore anziché alla co-residenza». La crescente propensione al lavoro a ore è legata a due fattori: il primo riguarda
la maggiore libertà personale, mentre il secondo è di natura economica: «La
retribuzione – spiega Pasquinelli – è analoga o addirittura superiore rispetto a quella percepita in regime di coresidenza ».Il 73% delle badanti che corisiedono
guadagna tra i 750 e i mille euro netti al mese. Ma solo l’11,5% supera i mille euro,
mentre tra le lavoratrici a ore la percentuale di donne che guadagnano oltre mille euro sale al 25,7 per cento.Inrealtà,però, le badanti che vivono con l’assistito sono ancora la maggior
parte (il 65%), anche se il fenomeno è in calo, soprattutto tra le sudamericane.

Un altro aspetto che caratterizza le nuove badanti è la consapevolezza
del lavoro: il 69% delle immigrate arrivate inItalia negli ultimi tre anni dichiara di essere
venuta nel nostro Paese sapendo fin dall’inizio che avrebbe assistito anziani,
contro il 45%delle "vecchie" assistenti. «Nonostante una scarsa formazione iniziale – spiega Pasquinelli – il 73% delle badanti più giovani è interessato a partecipare a un
corso di formazione in Italia, per perfezionarsi e professionalizzarsi».

Sulla base delle informazioni raccolte, l’istituto per la ricerca sociale propone cinque priorità
d’intervento per sostenere il lavoro delle badanti: «Bisogna aumentare le agevolazioni
fiscali, favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, formare le assistenti, sostenere economicamente le famiglie e integrare il mercato privato della cura con la rete dei
servizi pubblici».