Stefano Priarone, La Stampa 5/1/2009, 5 gennaio 2009
La Stampa, lunedì 5 gennaio 2009. Cent’anni dalla nascita sono un anniversario molto particolare
La Stampa, lunedì 5 gennaio 2009. Cent’anni dalla nascita sono un anniversario molto particolare. Nel senso che lo si può celebrare da vivi o da morti. A pochi giorni di distanza ci sono stati il centenario della nascita di Giovanni Luigi Bonelli, lo sceneggiatore di fumetti creatore dell’eroe western Tex (nato il 22 dicembre 1908), e del «Corriere dei Piccoli», lo storico settimanale a fumetti (che ha esordito il 27 dicembre dello stesso anno). Ma Bonelli pur se defunto (ma da non troppi anni, è morto nel 2001) è ancora vivissimo: «Tex» è sempre il mensile a fumetti più venduto in Italia, è la testata di punta della Sergio Bonelli Editore (Sergio è il figlio), leader con la Disney del mercato italiano. Invece, «Il Corriere dei Piccoli» (che ha chiuso definitivamente nel 1995) sembra quasi sparito dalla memoria della nostra cultura popolare. Certo, le Poste l’8 novembre 2008 hanno fatto uscire un francobollo commemorativo, nello stesso mese Rizzoli ha pubblicato «Il secolo del Corriere dei Piccoli» con la ristampa integrale di vari numeri del settimanale. Ma «Il Corriere dei Piccoli» è irreversibilmente morto. E probabilmente grazie al «peccato originale» delle sue origini. Nasce infatti, all’inizio come allegato del «Corriere della Sera», con uno scoperto intento pedagogico, per inculcare i valori dell’Italietta monarchica nelle menti dei figli della nascente borghesia. Non a caso venivano sì pubblicate strisce a fumetti americane (come Bibì e Bibò, in originale The Katzenjammer Kids), ma sostituendo le nuvolette con filastrocche in rima baciata giudicate più «educative». Ci sono stati in effetti grandi fumetti nella storia del «Corrierino» (come veniva familiarmente chiamato), il Signor Bonaventura di Sergio Tofano è entrato nell’immaginario di più generazioni di lettori, a partire dagli anni Sessanta il settimanale ha ospitato grandi autori italiani come, fra gli altri, Hugo Pratt, Benito Jacovitti e Grazia Nidasio. Ma è sempre stato il settimanale comprato da mamma e papà per i figli, non il fumetto che i ragazzi leggono di nascosto dai genitori come il «Tex» delle origini. Il personaggio creato nel 1948 da Bonelli e dal disegnatore Aurelio Galleppini è stato subito bersagliato dalla censura, come racconta Sergio Bonelli nel libro intervista con Franco Busatta «Come Tex non c’è nessuno» (Mondadori). Donne troppo scollate, troppe sparatorie. Massimo Fini in «Il ribelle dall’A alla Z» (Marsilio) scrive: «Si intuiva che le donne gli erano tutt’altro che indifferenti. Non lo si vedeva in alcun modo, ma si sapeva che Tex scopava». Tex è quello che agli italiani piacerebbe essere: è invincibile, insofferente a ogni autorità, rispettoso soltanto delle leggi che lui stesso si è dato, nemico di tutti i potenti, essenzialmente anarcoide. Lo stesso Bonelli, «il Vecchio» (come lo chiamavano in redazione), narratore di razza, ha detto: «Tex è un raddrizzatore di torti uso a dar ragione a chi ce l’ha, senza badare al resto». Quando Tex pesta a sangue senatori corrotti, allevatori criminali, generali boriosi realizza le aspirazioni segrete di molti lettori. Ecco perché da oltre sessant’anni se ne va in giro per l’America con la sua combriccola (i «pards», li chiama lui), l’amico di sempre Kit Carson, il figlio Kit e l’indiano Tiger Jack a raddrizzare torti e a divertire i lettori. Se mai rinascerà il «Corrierino», come auspicano schiere di ex lettori, dovrà togliersi il «peccato originale» del pedagogismo e mettere nel suo Dna un po’ della sana anarchia di Tex.