Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 4/1/2009, 4 gennaio 2009
«GAS, LA UE AVRA’ PROBLEMI SERI»
«Il segreto della politica? Stringere un buon accordo con la Russia!», diceva von Bismarck.
Chissà se qualcuno a Kiev lo ha ricordato: mentre l’Europa rileva un abbassamento della pressione nei gasdotti e Mosca minaccia di passare per vie legali, la possibilità di concordareun’uscita rapida dal confronto sul gas sembra allontanarsi nel tempo. I due rivali mettono le mani avanti: non c’è nessuno con cui trattare, protesta Gazprom, mentre l’Ucraina avverte
che se i rubinetti del gas resteranno chiusi, tra 10-15 giorni l’Europa inizierà ad accorgersene sul serio. Come se stessero preparandosi a un lungo confronto: quel che è certo è che i negoziati non sono neppure partiti. «A Kiev non c’è nessuno con
cui parlare. Forse hanno problemi più importanti di questo», protesta Aleksandr Medvedev,
vicepresidente di Gazprom responsabile per l’export. in viaggio tra le capitali europee
per dimostrare l’inaffidabilità dell’Ucraina come Paese di transito dell’80% del gas russo
importato dall’Europa. L’Unione europea, del resto, non vuole farsi coinvolgere come mediatrice e si è limitata a convocare per domani un vertice a Bruxelles, invitando le parti al rispetto dei contratti. Quest’anno, diversamente dal 2006, gli accordi sulle forniture all’Ucraina e sul transito verso l’Europa sono separati, quindi Mosca può facilmente puntare il dito su Kiev se in Europa non arrivano i volumi di gas stabiliti.
Senza perdere tempo, il presidente russo Dmitrij Medvedev ha autorizzato Gazprom ad appellarsi alla Corte internazionale di arbitraggio di Stoccolma per obbligare Naftogaz, la compagnia energetica ucraina, ad assicurare «un transito senza ostacoli del gas russo verso l’Europa». È qualcosa che Kiev intende fare. Rovesciando la colpa su Gazprom e sui suoi «ricatti energetici ». L’Ucraina nega di aver sottratto gas all’Europa, anche se Bohdan Sokolovskyi, consigliere del presidente Viktor Yushchenko per l’Energia, ha chiarito che il blocco dei flussi diretti all’Ucraina causerà problemi anche al sistema di pompaggio verso
l’Europa nel giro di 10-15 giorni: «In queste condizioni e con le temperature di gennaio - spiega - automaticamente il sistema si bloccherà per il calo di pressione. In altre parole, avremo serie interruzioni nel transito attraverso il territorio ucraino». I partner europei , conclude il consigliere di Yushchenko, «capiranno che le difficoltà non sono
causate dalla parte ucraina». Ma sono già quattro i Paesi europei che hanno registrato una
diminuzione nelle forniture: la Polonia, che denuncia un calo dell’11%, compensato attraverso la Bielorussia. La Romania che dall’inizio della crisi si è vista calare
l’import del 30 per cento. L’Ungheria rileva una ripresa rispetto a venerdì scorso, anche se i livelli sono ancora sotto la normalità. La Bulgaria non definisce critica la situazione,
ma avverte che in caso di ulteriori riduzioni Bulgargaz sarà costretta a
prevedere razionamenti. Per compensare i presunti "furti"di 35 milioni di metri cubi,
Gazprom ha spiegato di aver aumentato i flussi verso l’Europa di 52 milioni al giorno, pari al 16% circa, attraverso tre vie alternative: Beltransgaz, il sistema di trasporto bielorusso; Blue Stream, il gasdotto del mar Nero diretto in Turchia; infine la via che parte
dalla penisola di Yamal, sull’Artico russo.
Su posizioni lontanissime, Gazprom e Naftogaz avranno una lunga strada da compiere
prima di incontrarsi, anche nel momento in cui cominceranno a parlarsi. Tenendo conto del
calo dei prezzi globali, e delle proprie difficoltà economiche, secondo l’Ucraina il prezzo giusto per mille metri cubi di gas è di 204-210 dollari. Ma quando Kiev ha respinto l’offerta di Gazprom, 250 dollari, in dicembre, il monopolio russo ha bruscamente alzato la posta a 418 dollari: nuovo anno, prezzi di mercato, dice Gazprom. Ricordando che ai suoi fornitori dell’Asia centrale paga 340 dollari per mille metri cubi. Una via d’uscita, suggerisce Naftogaz, sarebbe tornare a un vecchio accordo del 2005, in base al quale Gazprom pagava in forniture di gas i diritti di transito. L’Ucraina vorrebbe aumentare le tariffe, sottolineando l’unicità della propria posizione, come principale via di transito verso l’Europa.
«Siamo legati reciprocamente- spiega Valentin Zemljanskyi, portavoce di
Naftogaz - noi dipendiamo dal gas che viene dalla Russia, Gazprom dipende dal transito attraverso il nostro territorio». esattamente il vincolo dal quale Mosca vuole liberarsi.