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 2009  gennaio 03 Sabato calendario

ANNATA DA DIMENTICARE PER GLI INDICI IMMOBILIARI


Per il settore immobiliare il 2008 è stato un anno molto pesante. Gli indici di Borsa legati ai titoli real estate hanno perso in molti Paesi oltre il 50% del proprio valore. Come nel caso dell’Italia, dove la perdita è stata del 54,9%, in linea con l’indice mondiale che ha chiuso l’anno con un calo del 55,2 per cento. Così invece l’andamento degli altri grandi Paesi dell’area euro: Germania (-44%); Francia (-42,2%); Spagna (-58,6%).
Ha fatto peggio il Regno Unito con il 60,8%, un valore che tiene conto anche del deprezzamento della sterlina nei confronti dell’euro. Altrimenti il 2008 si sarebbe chiuso con una perdita del 48,4 per cento. Tra i principali motivi del calo c’è la sfiducia verso il mercato residenziale. In Gran Bretagna, secondo la società di consulenza Hometrack, nel 2008 i prezzi delle case sono scesi dell’8,7% mentre per Halifax, divisione mutui del gruppo Hbos, nell’ultimo trimestre del l’anno scorso i prezzi delle case hanno registrato un calo del 16,2% rispetto all’analogo periodo del 2007. Si tratta del maggiore calo tendenziale mai registrato da quando l’istituto ha iniziato le rilevazioni, 25 anni fa. Ora il prezzo medio di un’abitazione è sceso a quota 159.900 sterline (pari oggi a 166.775 euro), gli stessi livelli di agosto 2004. E la situazione quest’anno secondo Halifax è destinata a peggiorare, viste le minori possibilità di spesa dei cittadini e la restrizione del credito seguita alla crisi finanziaria.
Tornando agli indici real estate di Borsa, il podio dei peggiori vede al primo posto la Russia (-92,5%), seguita dall’Irlanda (-84,6%) e dall’India (-81,2%). In realtà preceduta da un incide trasversale, il Bric composto da un mix di indici di Brasile, Russia, India e Cina che si è rivelato alquanto infelice (-84%).
Voltando lo sguardo verso le mete capaci di resistere alla tempesta economico-finanziaria in corso troviamo il Lussemburgo (-0,17%) seguito da Sud Africa (-7%), Belgio (-19,6%) e Portogallo (-21%). Ma è soprattutto il Venezuela a mettersi in evidenza con l’unico dato positivo sulle 46 rilevazioni di Thomson Reuters, con un indice di +15,6% che diventa del 20,2% tenendo conto del cambio con l’euro. La Borsa Usa ha invece chiuso l’anno con un -43 per cento.