Con la sterlina in picchiata italiani più ricchi degli inglesi di Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore, 3/1/2009, pagg. 1-4, 3 gennaio 2009
CON LA STERLINA IN PICCHIATA ITALIANI PIU’ RICCHI DEGLI INGLESI
Il "sorpasso"? Italia batte Inghilterra? Roma più ricca di Londra? Si potrebbe cominciare con i soliti toni da stadio come accade da un ventennio abbondante, quando il G-7 rimpiazzò il più intimo G-5 e il nostro Paese trovò posto al tavolo dei Grandi. forse inelegante, ma evidentemente inevitabile mettere a confronto la propria ricchezza, esercizio non dissimile dal paragonare i conti in banca.
Accadde negli anni 80 quando, fra mille polemiche, fu annunciato che la nostra economia aveva sopravanzato quella del Regno Unito, all’epoca liquidato come "the sick man of Europe", il malato d’Europa. Ritorna ora quando, del credit crunch, l’Inghilterra è la vittima che versa in condizioni più preoccupanti.
Questa volta però ci hanno pensato gli inglesi a denunciare il proprio collasso. Oxford Economics, blasonato istituto di ricerca britannico, prevede che nel 2009 il Pil pro capite inglese, misurato in dollari, sarà inferiore a quello italiano. Uno shock, come nell’87. Purtroppo, però, basato su fondamenta molto più fragili di allora.
«Abbiamo calcolato gli indicatori – spiega Andrew Goodwin, senior economist dell’istituto e co-autore della ricerca – applicando semplicemente i tassi di cambio senza considerare la parità di potere d’acquisto». In questo secondo scenario l’Italia torna al posto di sempre, ultima nella lista del G-6 preso in esame da Oxford Economics, che ha ignorato i canadesi. Ma tant’è, se cerchiamo una consolazione e un buon motivo per cominciare il 2009 da un posto un po’ più vicino ai primi, Londra ce lo dà.
«Nel 2007 – continua Goodwin – il Regno Unito aveva un Pil pro capite pari a 45.970 dollari. Era, cioè, al primo posto fra le economie industrializzate davanti anche agli Usa (45.830). Ha chiuso il 2008 con una contrazione del 5% e prevediamo che nel 2009 subirà un’ulteriore compressione del 20 per cento. Alla fine dell’anno appena cominciato, il Pil pro capite inglese sarà a 35.240 dollari, ultimo del G-6». Millecinquecento dollari meno di quello italiano. Se si calcola a parità di potere d’acquisto il prodotto interno lordo per inglese rimane, nonostante l’uragano del credito, la recessione in arrivo e la deflazione minacciata, al secondo posto, alle spalle dell’America.
La differenza la fa la sterlina, in picchiata contro dollaro ed euro, ma è prassi che i dati macroeconomici siano misurati nella divisa americana. L’effetto ottico creato da un’analisi che non considera il costo della vita relativo di ogni Paese non cancella però una realtà. «Londra s’è trovata al centro del boom della finanza – nota Andrew Cooper, direttore di Oxford Economics – guadagnando molte posizioni nella scala del benessere rispetto ai partner di sempre. La crisi del pound e la recessione, per converso, la stanno precipitando a gran velocità nella direzione opposta».
Gli autori dell’analisi escludono che tutto ciò possa condurre una volta ancora a immaginare la Gran Bretagna come il paziente più grave dell’Unione europea, ma concordano su un più marginale risultato: nel 2009 non saranno gli inglesi i più ricchi turisti sulle spiagge del Mediterraneo. Anzi sarà un impoverimento crescente a guardar le stime sul trend della sterlina e i report sulla gravità della recessione. Un destino cui potrebbero mettere fine adottando l’euro? ipotesi che avanza fra gli economisti con andamento inversamente proporzionale alla volontà dei cittadini. I sudditi di Elisabetta (il 71% secondo l’ultimo sondaggio) continuano a bocciare il biglietto dell’Unione, tentazione satanica messa a punto a Bruxelles, e restano appesi al pound. Nonostante il suo precipitare e a dispetto dell’italico e un poco immaginario "sorpasso".