Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  gennaio 05 Lunedì calendario

Le case automobilistiche europee stanno prendendo di mira il vulnerabile mercato dell’auto americano

Le case automobilistiche europee stanno prendendo di mira il vulnerabile mercato dell’auto americano. Volkswagen e Bmw stanno preparando progetti di forte espansione negli Stati Uniti per guadagnare le quote di mercato che le Big Three di Detroit, inevitabilmente, perderanno. ”Gli Usa saranno il motore della crescita del futuro – dice Jim O’Donnell, a capo della divisione americana di Bmw – ed è qui che noi concentreremo i nostri sforzi”. In passato le avventure americane delle case europee sono andate male. Volkswagen aveva aperto uno stabilimento negli Stati Uniti nel 1978 per chiuderlo 10 anni dopo, a causa di problemi di qualità, alti costi e scarse vendite. Renault, negli anni Ottanta, aveva invece comprato il 46% di American Motors, per rivenderlo dopo pochi anni a causa delle forti perdite. Solo Toyota, come gruppo straniero, ha sfondato in America, e gli altri la vogliono imitare. Volkswagen sta investendo mille miliardi di dollari in una nuova fabbriga a Cattanooga, in Tennessee, dove dal 2012 conta di produrre 250 mila vetture al giorno, elaborate appositamente per il mercato americano. L’Audi, il marchio di lusso di Volkswagen, ha aumentato del 15% (fino a 80 milioni di dollari) il suo budget per la pubblicità nel 2009: farà uno spot anche durante il Super Bowl. Bmw lancerà invece anche in Usa la Serie 1 e punta ad espandere le vendite della Mini. Oggi Gm, Ford e Chrysler hanno il 50% del mercato americano, il 40% è in mano a Toyota e alle altre case asiatiche. Gli europei, in dieci anni, hanno aumentato la loro presenza dall’1 al 7,2% del mercato statunitense.