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 2009  gennaio 04 Domenica calendario

la Repubblica, domenica 4 gennaio 2009 Nessun Paese rinuncia senza qualche rimpianto alla propria moneta

la Repubblica, domenica 4 gennaio 2009 Nessun Paese rinuncia senza qualche rimpianto alla propria moneta. I Paesi europei che hanno adottato l´euro, ormai, si sono abituati e hanno dimenticato le ansie di nove anni fa, quando fu creata la zona euro. Ma all´epoca vi fu un rammarico diffuso per la fine del franco, del marco, del fiorino e della lira, specialmente tra i più anziani. Una moneta nazionale ha due funzioni. La prima, di ordine pratico, è quella di fornire i mezzi attraverso i quali i mercati possono funzionare e un modello sul quale poter misurare il prezzo di tutti i beni, compreso quello del lavoro. L´altra funzione è simbolica: la moneta è una delle espressioni di una nazione, come la bandiera e l´inno nazionale. La funzione pratica e quella simbolica si incontrano nella posizione internazionale della valuta: le monete e le banconote di un Paese sono la dichiarazione della sua forza e più mantengono il loro valore nei confronti delle altre valute, più lo Stato è considerato forte, specie dai suoi cittadini. Quando la maggioranza dei Paesi membri dell´Unione Europea decise di creare una moneta comune fecero una dichiarazione, allo stesso tempo, politica e monetaria. Essi hanno rinunciato non solo al controllo sulla loro valuta e al relativo tasso d´interesse, alla possibilità di svalutarla per aumentare la competitività, ma anche ad un simbolo delle loro differenze nazionali. Fu un´iniziativa audace, che si disse irrevocabile, benché potrebbe non esserlo. fu un´iniziativa che la Gran Bretagna non si sentì in grado di assumere; e per gran parte degli ultimi nove anni si è congratulata con se stessa per non averla assunta. La sterlina è stata forte sia nei confronti dell´euro che del dollaro, e l´economia britannica è stata una delle più forti d´Europa. Oggi, tuttavia, per la prima volta nella storia recente, la sterlina è vicina alla parità con l´euro: quella britannica è tra le economie più duramente colpite dalla crisi finanziaria. L´umiliazione dell´orgoglio finanziario britannico indebolirà la volontà di conservare la propria moneta? La risposta più probabile è no. La distanza della Gran Bretagna dall´Unione Europea e dal progetto di potenziarne l´integrazione politica non è una questione che dipende dai diversi governi o dai programmi di partito. Oggi, nel bene e nel male, è qualcosa di radicato nel tessuto politico del Paese. Non è tanto una questione che riguarda la passata potenza imperiale, né lo stretto legame con gli Stati Uniti. piuttosto il fatto che il Regno Unito, entrando a far parte dell´Unione Europea in un tempo successivo rispetto agli Stati fondatori, non poté e non volle condividere né il progetto di idealisti europei come Altiero Spinelli o Jean Monnet, né la pragmatica realpolitik di De Gasperi o di Adenauer. La classe politica britannica, di destra o di sinistra, resta scettica circa la praticabilità e l´auspicabilità di un´Europa integrata, e non vi è una pressione popolare che la spinga a cambiare opinione. Non vi è nemmeno una pressione finanziaria. La finanza e l´attività bancaria sono state per secoli essenziali all´economia britannica, e tali rimangono. L´importanza della City di Londra (e la necessità di preservarne l´indipendenza) dovrà diminuire in maniera drastica prima che la maggioranza della comunità finanziaria possa considerare una buona idea l´adozione dell´euro. L´attività bancaria fu un´invenzione italiana nata dall´applicazione, elaborata da Leonardo da Pisa altrimenti chiamato Fibonacci, della matematica indiana e araba alle transazioni commerciali, e da quelle pratiche, come l´usura, consentite agli ebrei a partire dal Quattordicesimo secolo a Venezia. L´usuraio più famoso della letteratura, Shylock, nel Mercante di Venezia di Shakespeare, ha origine da quel mondo: e il personaggio rivela - oltre a un antisemitismo universalmente diffuso nella cultura cristiana dell´epoca - un mondo in cui il commercio aveva necessità di essere finanziato e in cui attraverso gli ebrei era possibile aggirare il divieto imposto a tutti i cristiani di prestare ad interesse. Tuttavia, prestare ad un interesse che compensasse il rischio assunto dal prestatore, era essenziale perché il commercio potesse svilupparsi. Nel Quindicesimo secolo, i Medici di Firenze perfezionarono la rozza contabilità e le tecniche di prestito allora in uso in altre città-Stato italiane e divennero i primi mercanti banchieri (la parola deriva dai banchi su cui sedevano). I meccanismi che essi introdussero costituiscono ancora oggi il nucleo essenziale delle moderne attività bancarie. L´applicazione di quelle tecniche allo sviluppo del mondo moderno non avvenne tuttavia in Italia ma nell´Europa settentrionale: in particolare nei grandi centri quali Amsterdam, Stoccolma e Londra. Qui, le esigenze del commercio mondiale e più tardi quelle dell´industria si combinarono, allontanando l´attività bancaria dalle proprie radici - dove il valore delle monete si basava sul metallo in cui erano coniate - per indirizzarla verso l´utilizzo delle banconote, inizialmente basate sull´oro e su altri metalli preziosi conservati nelle banche, ma sempre più indipendenti da quei beni e basate sulla certezza che il sistema finanziario avrebbe continuato ad onorare il valore di un foglio di carta altrimenti inutile. Nell´era dell´industrializzazione e della potenza imperiale, la sterlina acquisì lo status di valuta dominante. A partire dall´ultima guerra, anche la sterlina - come ogni altra moneta - è diminuita di valore ma non si è mai verificata una iper-inflazione, come in Germania. Anche quando, negli anni Sessanta, la sterlina fu svalutata e la Gran Bretagna dovette rivolgersi al Fondo monetario internazionale, il suo valore unitario rimase più elevato di quello di qualsiasi altra valuta: il potere d´acquisto di una sterlina era sempre superiore a quello di un franco, di un marco, di un dollaro o, più di recente, di un euro. Anche questo ha contribuito a dare un´illusione di superiorità e a rendere più difficile la scelta di rinunciare alla nostra moneta. L´attaccamento britannico per la propria valuta è l´attaccamento a un simbolo e a una storia, oltre che a una moneta: il che rende più forte questo attaccamento. Negli ultimi sei mesi, la sterlina ha perduto il venticinque per cento del suo valore rispetto al dollaro e all´euro. La grave recessione inglese ha spinto i tassi d´interesse vicini allo zero: gli investitori possono trovare tassi più elevati altrove. Allo stesso tempo, il sempre più grave deficit delle partite correnti spinge la sterlina al ribasso. Benché il dollaro abbia incrementato il proprio valore nei confronti della sterlina, probabilmente oggi esso è sopravvalutato: alcuni analisti sono convinti che, agli inizi del 2009, l´euro potrà diventare la nuova valuta dominante. Se ciò accadrà, la riluttanza britannica a rinunciare alla propria moneta potrebbe affievolirsi: ma sarà un processo lento. Una previsione prudente potrebbe essere quella secondo cui la sterlina, per tutto il 2009, resterà - strapazzata, ferita e umiliata - ancora indipendente. John Lloyd