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 2009  gennaio 02 Venerdì calendario

GAZPROM TAGLIA IL GAS ALL’UCRAINA

Il miracolo che non è riuscito a Capodanno potrebbe compiersi entro Natale: sono ottimisti a Kiev, riferendosi naturalmente al Natale ortodosso che cade il 7 gennaio prossimo: entro mercoledì «tutti i contratti per l’anno nuovo saranno stati firmati», ha dichiarato alla radio Eco di Mosca Olexy Gudyma, consigliere per l’Energia del premier ucraino Yulia Tymoshenko. Ma questo confronto tra russi e ucraini - ormai una tradizione di inizio anno - è troppo insidioso, questa crisi che scorre lungo i gasdotti dall’Asia centrale all’Europa ma pure si aggroviglia tra le stanze del potere di Kiev, le strategie del Cremlino e le manovre degli intermediari è troppo complessa per lasciare spazio a certezze.
Anche l’ufficio del presidente ucraino Viktor Yushchenko prevede la ripresa delle trattative nel giro di uno o due giorni, invoca la mediazione dell’Unione Europea e auspica un compromesso per Natale. Da Mosca, dove Gazprom ritiene di avere il coltello dalla parte del manico, la risposta è gelida: «Tutti i nostri manager sono al loro posto - ha dichiarato il portavoce Serghej Kuprijanov - noi siamo pronti a continuare i colloqui con i colleghi ucraini. Ma loro non sembrano avere alcun desiderio di venire a sedersi allo stesso tavolo». La delegazione ucraina ribatte lamentando la mancanza di risposte ufficiali dalla Russia. Così, nell’usuale scambio di accuse reciproche, i rubinetti del gas diretto in Ucraina, chiusi ieri mattina dal monopolio russo alle 10 in punto, chiusi restano. la seconda volta in tre anni che ciò avviene.
Attraverso l’Ucraina i mercati europei ricevono un quinto del fabbisogno di gas. Sono loro i clienti più importanti per Mosca. Da giorni Gazprom ha avviato una campagna mediatica per tranquillizzare i consumatori e spiegare loro il proprio punto di vista: non è nel suo interesse ripetere l’esperienza del 2006, quando la crisi con l’Ucraina e la conseguente riduzione delle forniture verso la Ue incrinarono l’immagine di affidabilità che fin dai tempi sovietici era l’orgoglio del ministero dell’Energia, antenato di Gazprom. «Il servizio ai consumatori europei non sarà alterato», spiega una nota della compagnia russa che assicura di fare il possibile perché le quantità di gas destinate all’Europa arrivino intatte a destinazione. Come precauzione per i prossimi giorni, dice Gazprom, il volume di gas inviato all’Europa attraverso il territorio ucraino è stato aumentato da 300 a 326 milioni di metri cubi al giorno: per compensare i 21 milioni di metri cubi "stornati" dagli ucraini per mantenere la pressione nel sistema, e permettere lo scorrimento del gas in transito.
Come avvenne tre anni fa, l’Ucraina potrebbe sottrarre il gas avviato all’Europa. A Kiev lo escludono: un Paese che aspira a entrare nella Ue e nella Nato non ha interesse a creare attriti con i vicini. Del resto questa volta, se non si prolungherà nel tempo, la crisi potrebbe avere un effetto limitato sui consumatori ucraini, perché la compagnia energetica Naftogaz ha messo da parte più di 30 miliardi di metri cubi, scorte sufficienti a vivere «diversi mesi» senza importare altro gas. Da queste ha già iniziato ad attingere: 200 milioni di metri cubi al giorno.
Dopo aver pagato in extremis 1,52 miliardi di dollari, il debito arretrato nei confronti di Gazprom per le forniture 2008, Kiev deve ora negoziare i listini per il nuovo anno. In parte l’impasse nasce da qui: i prezzi del gas rifletteranno il calo del petrolio solo tra qualche mese, così Yushchenko ha preso tempo per non fissare troppo presto un prezzo destinato a rivelarsi più alto della realtà. Travolta dalla crisi economica e in particolare dalla crollo dell’acciaio, del resto, l’Ucraina sarebbe davvero in difficoltà a pagare.
Anche perché Gazprom, dopo aver visto respingere la richiesta di 250 dollari per mille metri cubi, l’ha raddoppiata: «Dovranno pagarne 418», ha esclamato l’amministratore delegato di Gazprom, Aleksej Miller, alla televisione russa. Fino a pochi minuti prima il responsabile di Naftogaz, Oleh Dubina, era sembrato avvicinarsi a un compromesso, offrendo di pagare 235 dollari, meno dei 250 chiesti ma un po’ di più di quanto avrebbero desiderato gli ucraini (201), che per il 2008 erano riusciti a tenere il prezzo a 179,5 dollari per mille metri cubi. La questione si complica perché, in cambio, Kiev vuole alzare il prezzo pagato dai russi per far transitare il gas verso l’Europa, e Naftogaz dichiara di non poter garantire il funzionamento sincronizzato dei sistemi di trasporto tra Ucraina, Russia e Unione Europea finché non sarà in vigore un nuovo contratto. Il prezzo giusto per Naftogaz è di non meno di due dollari per ogni 100 chilometri percorsi da mille metri cubi di gas, a confronto dei 1,70 dollari concordati per il 2008.
Sia per Gazprom come per l’Ucraina, il confronto quest’anno è aggravato dalla crisi economica che ha costretto il monopolio russo a chiedere l’aiuto del proprio Governo per poter continuare a investire, mentre Kiev ha ottenuto un prestito di 14,5 miliardi dal Fondo monetario internazionale per sostenere la bilancia dei pagamenti e il sistema bancario. Ma sui mercati dell’energia nulla è completamente slegato dalla politica. Secondo gli analisti di Stratfor, agenzia americana di intelligence geopolitica, nel 2006 l’obiettivo di Mosca era semplicemente distruggere il Governo ucraino filo-occidentale nato dalla Rivoluzione arancione. Quest’anno, l’obiettivo è ancora il presidente Yushchenko: però Mosca sarebbe lieta di vedere al suo posto il primo ministro Yulia Tymoshenko, ultimamente più in linea con il Cremlino. Regalare un accordo a lei, minando la credibilità del presidente, potrebbe essere la chiave della crisi.