Luca Fornovo, la Stampa 4/1/2009, 4 gennaio 2009
L’Est Europa fa i conti con la guerra commerciale del gas tra la compagnia russa Gazprom e l’ucraina Naftogaz
L’Est Europa fa i conti con la guerra commerciale del gas tra la compagnia russa Gazprom e l’ucraina Naftogaz. Ieri Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria hanno accusato un calo dei rifornimenti del gas russo che transitano sul territorio ucraino. E se la crisi non sarà risolta, entro 10-15 giorni - ha avvertito Bogdan Sokolovsky, rappresentante del presidente ucraino Viktor Yushchenko per la sicurezza energetica - ci saranno seri problemi nel passaggio del gas anche verso l’Europa occidentale. Anche se per ora la diminuzione delle forniture di gas non è tale da indurre ad allarmi, l’Unione europea si prepara ad affrontare una crisi che vorrebbe veder risolta al più presto ma che potrebbe durare anche a lungo: domani i rappresentanti dei 27 ne discuteranno in una riunione straordinaria a Bruxelles. Le schermaglie verbali tra Gazprom e l’ucraina Naftogaz sono proseguite anche ieri. Il colosso energetico russo, che ha interrotto le forniture all’Ucraina accusandola di non avere pagato i debiti pregressi, ha continuato ad accusare Kiev di rubare 35 milioni di metri cubi di metano al giorno destinato all’Europa. E il suo direttore esecutivo, Alexandr Medvedev, ha annunciato un ricorso al tribunale dell’arbitrato di Stoccolma per obbligare Naftogaz ad assicurare il transito senza ostacoli del gas russo all’Europa attraverso il suo territorio. Non solo Medvedev ha invitato l’Europa a « utilizzare gli strumenti legali previsti dalla Carta dell’energia», un trattato sottoscritto da 49 Paesi, compresa l’Ucraina, ma non dalla Russia, che vieta l’interruzione o il taglio di forniture di energia in transito. Naftogaz a suo volta ha ribadito di aver saldato tutti i debiti dell’anno scorso con i russi e ha accusato Gazprom di fare ricatti. Sullo sfondo prosegue l’azione diplomatica dell’Unione europea. Venerdì la presidenza ceca di turno della Ue ha incontrato a Praga la delegazione ucraina, mentre ieri si è intrattenuta con Medvedev. Per ora la Ue vuole tenersi fuori da quella che considera un «disputa bilaterale, prevalentemente di carattere commerciale». Ma non intende farsi sorprendere dagli eventi e per domani a Bruxelles ha convocato una riunione straordinaria del Coreper, il Comitato dei rappresentanti degli Stati membri presso la Ue, per valutare la situazione, scambiare le informazioni e definire una risposta comune e coordinata. Venerdì si terrà invece, come previsto, la riunione del gruppo di esperti europei sull’approvvigionamento del gas. Nel frattempo, per supplire a quelle che, secondo Gazprom, sono i prelievi illegali di gas da parte degli ucraini, la società russa ha deciso di incrementare la fornitura di gas all’Europa attraverso tre strade alternative. Boris Posyagin, direttore del dipartimento forniture di Gazprom, ha dichiarato che le forniture attraverso il gasdotto Yamal-Europa sono state aumentate di 20 milioni di metri cubi al giorno, mentre quelle attraverso i gasdotti Blue Stream e Beltransgaz di 6 milioni di metri cubi ciascuno. Insomma per ora l’Europa non è in una situazione allarmante. Ieri il vice premier ceco per gli affari europei Alexandr Vondra è apparso tranquillo: «l’Ue dispone di strumenti per risolvere sul lungo periodo le forniture del gas mancante, qualora Russia ed Ucraina non si mettessero d’accordo». Secondo Vondra, l’Ue potrebbe sfruttare per il trasporto del gas la via del Nord o del Sud, al posto dell’Ucraina, e potrebbe anche fare a meno della Russia rivolgendosi ai fornitori di gas liquido dell’Asia. Chi è un po’ meno ottimista, invece, è una parte dell’Europa dell’Est. La Polonia ha denunciato un calo giornaliero di 5 milioni di metri cubi del gas russo. La riduzione è stata in parte compensata con un aumento delle forniture dalla Bielorussia. L’Ungheria ha subito un calo delle consegne pari a quasi 10 milioni di metri cubi. In Romania i rifornimenti di gas russo sono scesi di quasi un terzo. E un calo c’è stato anche in Bulgaria, senza però raggiungere un livello critico.