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 2009  gennaio 04 Domenica calendario

La lapide è in municipio. «È l´alba del secolo novo, gettate fiori a piene mani». La data è quella del primo gennaio 1901, quando le Società popolari di Imola fecero scolpire nel marmo le parole di Andrea Costa

La lapide è in municipio. «È l´alba del secolo novo, gettate fiori a piene mani». La data è quella del primo gennaio 1901, quando le Società popolari di Imola fecero scolpire nel marmo le parole di Andrea Costa. «Lanciamo al secolo che non ci vide nascere ma ci vedrà morire / il nostro core vivo. Pensando lavorando combattendo amando / dalla scienza illuminati / diamo oh! diamo a tutti i figli delli uomini / lavoro libertà giustizia pace». Il «secolo novo» è finito, un altro è già bambino. Andrea Costa, anarchico e socialista, per tanti è solo il nome di una curva dello stadio di Bologna. Il «trionfo delle classi lavoratrici» resta un sogno, e non troppo diffuso. «Ma noi siamo ancora qui, a tenere accesa la luce». Claudio Mazzolani, cinquantacinque anni, informatico, cura assieme ad altri l´archivio della Fai, la Federazione anarchica italiana, in un ex convento messo a disposizione dal Comune. «Questa fascia nera, con la scritta "Gruppo giovanile comunista anarchico Imola", tessuta e ricamata prima del fascismo, durante il Ventennio è stata nascosta nella grondaia di un palazzo. Ecco, questo è il manifesto che annuncia la morte di Louise Michel che prese parte alla Comune di Parigi?». Centinaia di faldoni con documenti arrivati da tutta Italia. «Noi anarchici ci troviamo tutti qui, aderenti o no alla Fai. Organizziamo conferenze (l´ultima su Economia e geopolitica dopo Wall Street) e anche cene di autofinanziamento. Sono importanti, le cene. In ogni nostra sede ci sono la cucina e la cantina. Da noi vale ancora l´antico principio: "Da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni". Se non hai soldi in tasca, puoi mangiare e bere senza pagare. Alla fine della cena scopriamo che l´incasso è sempre alto, tutto funziona perfettamente senza fissare un prezzo». Sono orgogliosi e cauti, gli ultimi anarchici. «Abbiamo paura delle parole perché abbiamo solo quelle e dobbiamo usarle bene, soprattutto quando cerchiamo di spiegare cosa vuol dire essere anarchici». Nessuno parla a nome degli altri. «Io - dice Claudio Mazzolani - rappresento solo me stesso. Anarchia per me è la ricerca della felicità. lottare per gli altri, anzi no, perché non siamo cattolici. Anarchia è lottare con gli altri compagni. Sì, continuiamo a chiamarci compagni, come facevano i nostri padri e i nostri nonni, perché i principi dell´anarchia sono rimasti immutati in un mondo che è cambiato. Ma noi siamo sempre quelli: l´anarchico è convinto che possa esserci un altro mondo, dove la solidarietà e la libertà possono determinare i comportamenti reali della società. E per fortuna con noi ci sono gli studenti anarchici e anche gli operai impegnati nel sindacato. Quanti siamo? Noi non abbiamo tessere e non vogliamo dare numeri. In nessun senso». Strana galassia, quella anarchica. Circoli, sedi, librerie, associazioni con le bandiere rosso nere sono presenti da Palermo a Milano, ognuno con la propria storia e la propria "individualità", ma per avere notizie di questo mondo frastagliato, come ai tempi del vecchio Pcus, bisogna rivolgersi a un´unica "Commissione di corrispondenza della Fai" che ha sede a Palermo. Gentilissimi, anonimi interlocutori rispondono via mail solo a domande scritte. «Essere anarchici? Significa, oggi come sempre, credere fermamente nella possibilità di organizzare la vita, la società, gli interessi individuali e collettivi fuori e contro ogni imposizione autoritaria? Essere anarchici significa coltivare incessantemente il proprio spirito critico. La politica? Quella che è mero esercizio di potere non ci interessa. Noi siamo per un´azione politica diretta, nell´impegno che ciascuno può esercitare in prima persona, senza alcuna delega alle istituzioni». Molto forte, fra gli anarchici, il ricordo - e il rimpianto - del passato. «E noi cadrem in un fulgor di gloria / schiudendo all´avvenire novella via / dal sangue spunterà la nuova istoria / de l´Anarchia». L´Inno della Rivolta, del 1904, esalta «lo schianto redentore» della dinamite. Qualcuno non si accontenta di cantare i vecchi inni. La A di anarchia ha siglato attentati e violenze. Bombe carta e molotov di «anarco-insurrezionalisti» sono state lanciate nei giorni scorsi contro banche Unicredit a Bologna, Messina, Trento, Torino? «La violenza, di per sé - precisa la Commissione di corrispondenza - non è una caratteristica della pratica anarchica. Non utilizzeremo mai una violenza di tipo avanguardistico perché l´anarchia non si può imporre. La rivolta contro l´oppressione diventa una sterile fiammata se non costruisce, se non sa contaminare l´ambiente in cui vive. Gli anarchici, comunque, quando nel corso della storia hanno intrapreso azioni violente, se ne sono sempre assunti chiaramente la responsabilità. Si pensi agli attentati contro teste coronate e presidenti: sempre molto mirati e sempre, comunque, moralmente sostenuti da grandi masse di lavoratori e oppressi». Come nei film western i cattivi stanno da una parte sola. «L´esercizio della violenza e il suo monopolio "legittimo" appartengono allo Stato e alla sua prassi: bombe, stragi, terrorismo, guerre, strategia della tensione, montature giudiziarie e suicidi di Stato sono tutti attrezzi del mestiere usati ancora oggi da chi detiene il potere per reprimere le lotte e criminalizzare il dissenso. Noi invece vogliamo costruire una società che sappia fare a meno della violenza e della sopraffazione». L´ultima festa, al centro sociale Torchiera, «cascina autogestita» di Milano, è stato il Quattordicesimo Natale anticlericale: «Contro ogni crociata, un Natale pirata, con letture et interpretazioni eretiche, canti anticlericali et bolle di scomunica». Massimo Varengo, ex professore di fisica, dirige la casa editrice Zero in condotta nella città di Giuseppe Pinelli. «L´anarchia - racconta - ancora oggi è viva e vegeta. A Milano ci sono sedi, circoli culturali, centri studi. La componente libertaria è presente nell´Arci e anche in tanti centri sociali come la cascina Torchiera. Del resto essere anarchici oggi è molto facile: tutto ciò che sta succedendo conferma la validità dei fondamenti dell´anarchismo. Le guerre, i conflitti sociali, le disuguaglianze dimostrano l´incapacità del sistema autoritario di dare risposte all´umanità e alla natura stessa, con devastazioni che rubano il futuro al mondo». Già nel 1892, un secolo prima di verdi e ecologisti, nell´Inno dei malfattori scritto da Antonio Panizza si cantava una «natura, comun madre» che «a niun nega i suoi frutti / e caste ingorde e ladre / ruban quel ch´è di tutti». «Osservando ciò che sta accadendo - dice l´editore milanese - si comprende che l´anarchia è l´unica possibilità di uscita. A un mondo di libertà si giunge solo con la libertà e non con meccanismi autoritari che ricreano nuovi poteri». La sinistra messa in crisi anche dalle inchieste giudiziarie non sorprende il professore. «Il potere può corrompere tutte le teorie che si vogliono misurare sul terreno della trasformazione sociale e politica. Si corrompono nel momento in cui esercitano potere in collusione con il sistema gerarchico». Dura da oltre un secolo l´incontro-scontro con la sinistra, prima socialista poi comunista. A volte ci sono momenti di pace. A Fidenza, il 15 dicembre, è stata inaugurata una stele dedicata ad Alberto Meschi, anarchico, nato in questa città e poi sindacalista fra i cavatori di marmo di Carrara. Agli inizi del secolo scorso riuscì a ridurre a sei ore l´orario di lavoro nelle cave. Assieme ai sindaci di Carrara e Fidenza, ambedue di centro sinistra, ha parlato l´anarchico Gianandrea Ferrari, libraio di Reggio Emilia: «Preoccupato per l´alcolismo dilagante Alberto Meschi ottenne che la paga non venisse più consegnata il sabato nelle cantine, bensì sul luogo di lavoro o in piazza». Ma sono rari, i momenti di tregua. Poco lontano, a Modena, i ragazzi anarchici del circolo Unidea ricordano ancora l´8 agosto. «Avevamo un centro sociale - ricorda Francesca - chiamato Libera. Un vecchio casolare, ristrutturato da noi, con attorno la terra coltivata come natura comanda. Un luogo dove trovarci, discutere, cercare di partecipare alle scelte della città. Il sindaco, proprio durante le ferie d´agosto, ha mandato le ruspe, protette da polizia, carabinieri e vigili urbani. Hanno distrutto tutto. Il Pd ricalca le orme dei Ds, del Pds e del Pci: spazza via tutto ciò che lo disturba. I sindaci di sinistra si comportano esattamente come quelli di destra». «L´importante - ripete Claudio Mazzolani, della Fai imolese - è continuare a tenere la luce accesa. Qui a Imola vogliamo raccogliere anche le bandiere dell´anarchia che già sono state a Reggio Emilia, nella mostra Orgoglio e amore. La più bella è quella di San Pietro in Trento, frazione di Ravenna. Fu distrutta dai fascisti nel 1925. Dopo la liberazione, gli anarchici trovarono il fascista colpevole dell´oltraggio e lo costrinsero? a preparare una nuova bandiera, ricamandola a mano. Ecco, questa mi sembra una storia di vera anarchia».