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 2009  gennaio 08 Giovedì calendario

RAFFAELLA GALVANI PER PANORAMA 8 GENNAIO 2009

Mars: Per noi la crisi è acqua passata. Nel 2004 ha chiuso l’unico stabilimento italiano e dimezzato i dipendenti. Ma ora l’azienda di snack e cibo per animali torna ad assumere. E punta al raddoppio delle vendite.
La crisi loro l’hanno già vissuta. Con tutto il doloroso corollario di fatturati e soprattutto utili che cedono, dipendenti che improvvisamente diventano esuberi, e passano da 400 a meno della metà. Ma l’hanno superata, tanto che, a distanza di poco più di quattro anni, alla Mars Italia, filiale della multinazionale Usa che fa capo alla famiglia Mars (25 miliardi di dollari di fatturato globale), mentre gli imprenditori nostrani preconizzano sangue e lacrime per il 2009, lanciano il programma Big Italy. Big perché si torna ad assumere (una cinquantina di persone solo nel 2008, con l’obiettivo di raddoppiare il fatturato entro il 2012); Italy perché il Paese è destinato a diventare un punto di riferimento, dando l’idea per nuovi prodotti nei segmenti di interesse anche per altri paesi dove il gruppo è presente. «Una sfida che non ci è stata richiesta dal top management internazionale, ma che abbiamo deciso di lanciare da soli, inventandoci anche lo slogan» dice Michel Klersy, 46 anni, amministratore delegato della Mars Italia, il quale ha convinto i vertici a stanziare le risorse necessarie per finanziare il piano. In barba alla congiuntura negativa che sta costringendo parte degli italiani a tagliare anche consumi di prima necessità, Klersy è convinto che nel suo terreno, in particolare gli snack (tra questi Mars e M&M’s) e i cibi per animali (come Pedigree) le vendite terranno. E le cifre sembrano dargli ragione. Nel 2008 il fatturato chiuderà con una crescita dell’8 per cento dai 274 milioni del 2007; anche per il 2009 le attese sono positive. «Si tratta di consumi che gratificano o che soddisfano bisogni affettivi» spiega Klersy, che per meglio aggredire il mercato a giugno ha creato due divisioni, promuovendo direttori generali gli ex responsabili marketing e vendite. Certo il rilancio della Mars non è stato una passeggiata. costato la chiusura dello stabilimento di Belgioioso (Pavia), l’unico in Italia, che produceva cibo per animali, e l’allontanamento di 154 persone, con prepensionamenti ma soprattutto accordi con i sindacati per un piano di ricollocazione individuale e collettivo che non ha risparmiato né operai né dirigenti. Misure davvero inevitabili? «Da anni i margini erano negativi e bisognava intervenire, per non mettere a rischio tutto» sostiene Klersy. Così l’Italia è diventata solo una società commerciale (le unità produttive europee sono situate in Austria e Francia per il petfood e Germania e Paesi Bassi per gli snack). E i 230 addetti sono tutti concentrati negli uffici di Assago, appena fuori Milano. Ma oggi non sono solo i numeri delle vendite e dei dipendenti che hanno ripreso a salire. Il morale dei «sopravvissuti» al maxitaglio ha tenuto, al punto che nell’indagine Great place to work 2009, che identifica i migliori ambienti di lavoro in Italia, la Mars si è piazzata ottava. Merito di incentivi straordinari? Secondo Klersy, i soldi non c’entrano. «L’importante è far sentire alle persone che le loro opinioni sono ascoltate. E che nella squadra che vuole rigiocarsi la partita per vincere tutti hanno un ruolo ugualmente importante» sostiene. Per dimostrarlo, alla nuova Mars Italia nessuno ha un ufficio, nemmeno l’amministratore delegato, e le scrivanie dei dirigenti sono al centro di un open space. Di più: «In Mars» conclude Klersy «non ci sono le megastock option della finanza, solo incentivi legati all’andamento del giro d’affari. Se va male nessuno incassa 1 euro, se va bene tutti prendono qualcosa». Operai compresi, se ci sono.