Aldo Grasso, Corriere della Sera 3/1/2009, 3 gennaio 2009
Checco Zalone non fa parodie, apre dei mondi. Se imita Giusy Ferreri o Jovanotti o i Negramaro o Carmen Consoli lo fa per introdurci in un mondo che non conosciamo
Checco Zalone non fa parodie, apre dei mondi. Se imita Giusy Ferreri o Jovanotti o i Negramaro o Carmen Consoli lo fa per introdurci in un mondo che non conosciamo. Lui lavora per il retro della medaglia, per il guanto rivoltato, per l’altra metà del cielo. Finge di essere un neomelodico solo per ingentilire la ferocia del suo punto di vista. Finge di essere una tamarro solo per osservare dal punto di vista più basso l’oggetto del suo canto e soprattutto del suo disincanto. Durante le sue apparizioni a Zelig, fa intendere di essere un avanzo di galera, uno scarto della società, un malfattore. il suo modo di nascondere la timidezza e vincere il riserbo: da sempre, le carte vincenti di ogni vero benefattore. Questo mariuolo, infatti, è votato suo malgrado al bene: nulla avremmo capito di Jovanotti senza la sua rilettura di «A te». O meglio: avevamo intuito che nelle interpretazioni di alcuni celebrati cantanti c’era qualcosa di stonato ma non trovavamo le parole per dirlo. Checco Zalone ci viene incontro suggerendo un particolare (il grande pennello e il pennello grande per Jovanotti, il carrello del supermercato per la Ferreri, l’olio di fegato di merluzzo per Carmen Consoli), un dettaglio apparentemente insignificante, una minuzia abbandonata; di lì è necessario ripartire per attraversare lo specchio. Checco Zalone (dal dialetto barese Che cozzalone!, significa «Che tamarro!») è la parodia di un cantante napoletano che si esibisce durante comunioni e matrimoni, rielaborando in chiave neomelodica tutte le figure disarmoniche del nostro olimpo canoro. cresciuto vedendo TeleNorba e i mitici Toti e Tata (Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, rispettivamente «Piero Scamarcio e lo Scippatore d’emozioni »); da loro ha appreso l’arte della vittima che si trasforma in carnefice. «L’abbigliamento è forzatamente ”’estremo’’ – hanno scritto Gino & Michele ”, con quei jeans paccuti e quella canottiera rosa attillata che sono diventati il marchio di fabbrica delle sue esibizioni. Di Checco si sa poco, forse un ex galeotto, forse semplicemente uno che si barcamena. Certo, il suo essere ai limiti della legalità sociale e canora ne esalta i difetti elevandoli a ”’pregi’’...». Checco Zalone in realtà si chiama Luca Medici, è nato a Bari nel 1977 e vive a Capurso. Si è diplomato al liceo scientifico di Conversano, conosce bene la musica. Ha suonato con diversi musicisti jazz pugliesi, tra cui Vito Ottolino e Pino Mazzarano. Nell’estate del 2006 ha dedicato alla Nazionale italiana di calcio la canzone «Siamo una squadra fortissimi». Il pezzo, trasmesso quasi per scherzo su Radio Deejay, ha riscosso uno strepitoso successo. Checco Zalone, the other side di Luca Medici, non è mai volgare anche quando si abbandona a qualche ruvidezza. Spesso, nella parodia, una parola volgare, che non rispetta incontenibilmente sé e gli altri, rivela la grandezza del sentimento, e del-l’artista. Più di tante sdolcinate carezze.