Giacomo Galeazzi, La Stampa 2/1/2009, pagina 12, 2 gennaio 2009
La Stampa, venerdì 2 gennaio 2009 Telefonini, scuole interne, diritti d’autore, energia elettrica: il Vaticano cambia regole
La Stampa, venerdì 2 gennaio 2009 Telefonini, scuole interne, diritti d’autore, energia elettrica: il Vaticano cambia regole. Benedetto XVI ha scelto di rafforzare l’autonomia del suo ordinamento giuridico (a partire dal diritto civile, del lavoro, pensionistico e penale) basandolo sui principi del diritto canonico e svincolandolo da parallelismi con la sempre più laica giurisprudenza dell’Italia. Da ieri le leggi italiane (considerate dalla Santa Sede «troppe, confuse e in contrasto con la dottrina della Chiesa») non costituiscono più Oltretevere le fonti principali del diritto giuridico. La nuova legge-quadro, firmata da Benedetto XVI (in sostituzione della precedente normativa promulgata da Pio XI nel 1929) contiene significative innovazioni giuridiche. Le nuove norme si applicano al territorio vaticano e agli immobili extraterritoriali, sui quali vige il diritto vaticano. Con alcune novità giudicate sorprendenti dai giuristi. «Il Vaticano è una monarchia assoluta di tipo elettivo in cui il Papa delega alcuni soggetti ad esercitare il suo potere», spiega Francesco Clementi, costituzionalista dell’università di Perugia e autore del saggio «Città del Vaticano», in uscita a maggio per i tipi del Mulino nell’80° anniversario dei Patti Lateranensi. Man mano gli incarichi prima affidati ai laici, ora sono riservati al clero: la macchina amministrativa del Vaticano si è sempre più clericalizzata. «Qui è prevedibile che il Vaticano interverrà presto per autonomizzarsi perché dipende ancora troppo dalle istituzioni italiane: segue ancora il codice penale del Regno d’Italia del 1889 e quello di procedura penale del 1913», osserva Clementi. Otto decenni di recezione delle leggi italiane hanno prodotto un curioso mix di tradizione e modernità. «Ora Benedetto XVI ha fatto chiarezza su molte cose - sottolinea Clementi -. Per esempio, neppure una monarchia assoluta può fare a meno di legiferare in tutta fretta. E dunque anche il Vaticano ha introdotto i decreti legge che durano 90 giorni e sui quali ha competenza il cardinale che presiede il Governatorato». Inoltre è scomparsa dalla nuova Legge la «proprietà artistica e letteraria» per la quale finora era applicata la legge italiana. Per il valore, anche economico, dei libri dei pontefici, il Vaticano ha scelto di tutelare i diritti d’autore con norme più vincolanti di quelle italiane. Per esempio, anche la pubblicazione di testi papali in antologie prevederà un pagamento al Vaticano da parte delle case editrici. Finora era regolamentata «la radiotelegrafia e radiotelefonia» adesso il Vaticano le sostituisce con le «telecomunicazioni su rete fissa e rete mobile» stabilendo quali trattati e accordi vadano recepiti. «Non è specificato ma, in caso di intercettazioni telefoniche che riguardino i 400 cittadini vaticani o il personale diplomatico della Santa Sede, ritengo che vadano applicate le norme del diritto internazionale», precisa Clementi. Mentre non si fa cenno alla questione del sistema idrico, nella nuova Legge si esplicita che la «trasmissione dell’energia elettrica», affidata all’Italia, quindi in caso di interruzione del servizio a causa del black-out il Vaticano potrà ufficialmente chiederne conto ai partner italiani. In generale la riforma di Benedetto XVI rafforza l’identità statuale del Vaticano», marcando i confini legislativi con l’Italia. In particolare, la durata dell’obbligo scolastico per i cittadini vaticani è esteso da 6 a 18 anni, consentendo che vengano istituite scuole nella Città del Vaticano. «L’istruzione scolastica è l’emblema della volontà del Vaticano di rendersi autonomo dall’Italia - evidenzia Clementi -. E’ perlomeno curioso che in una legge sulle fonti del diritto si richiami la primaria responsabilità dei genitori e il ruolo che il magistero della Chiesa sulla formazione». Ed è prevista anche la possibilità che si creino scuole nel territorio vaticano. Come dire, una «riserva» in caso di una deriva laicista del sistema scolastico italiano. Ma una possibilità che resta un’ipotesi di scuola («è una norma di testimonianza», specifica Clementi), viste le ridottissime dimensioni dello Stato vaticano. Giacomo Galeazzi