Aldo Baquis, La Stampa 2/1/2009, pagina 3, 2 gennaio 2009
La Stampa, venerdì 2 gennaio 2009 Quando ieri, nella sua palazzina di quattro piani a Jabalya, il telefono ha squillato, lo sceicco Nizar Rayan, 52 anni, uno dei dieci dirigenti di Hamas più influenti a Gaza, ha compreso che la sua ora era giunta
La Stampa, venerdì 2 gennaio 2009 Quando ieri, nella sua palazzina di quattro piani a Jabalya, il telefono ha squillato, lo sceicco Nizar Rayan, 52 anni, uno dei dieci dirigenti di Hamas più influenti a Gaza, ha compreso che la sua ora era giunta. Dall’inizio dell’operazione Piombo Fuso, una settimana fa, i suoi compagni gli chiedevano con insistenza di entrare in clandestinità. Ma lui aveva preferito restare a casa, con le quattro mogli e i numerosi figli. La telefonata era un avvertimento registrato dello Shin Bet: la casa presto sarebbe stata colpita dall’aviazione israeliana. Non restava molto tempo per salvare la vita. Eppure Rayan, uno dei più convinti fautori della lotta armata a oltranza contro Israele, figura eminente fra i miliziani delle Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio armato), «lo sceicco col Kalashnikov», è rimasto. Probabilmente ha voluto che la sua morte diventasse un esempio per i combattenti islamici. «Prego Dio - aveva detto in una recente intervista televisiva - di morire in combattimento. Se Dio mi facesse questa grazia, vorrei morire mentre imbraccio il fucile, e non colpito da un razzo sparato da un elicottero israeliano Apache». La sua palazzina, dicono fonti locali, è stata colpita da un razzo lanciato da un F-16. Poi ci sono state altre deflagrazioni: secondo Israele, nella casa c’era un magazzino di armi e di esplosivi. Dalle macerie sono stati poi estratti dieci cadaveri fra cui il suo, quello di una moglie, e quelli di tre figli. Non è escluso che altri corpi siano ancora rimasti sepolti. Professore di diritto islamico all’Università islamica di Gaza, Rayan era da anni il punto di riferimento della corrente più radicale di Hamas, quella ideologicamente vicina alla Jihad mondiale, che non disdegna aiuti militari e logistici dall’Iran. Nella seconda Intifada era stato al fianco di Sallah Shehade, il comandante delle Brigate Al Qassam ucciso in un attentato israeliano nel 2002. In una certa misura aveva anche preso il posto dello sceicco Ahmed Yassin (il fondatore di Hamas, anch’egli ucciso di Israele nel 2004) come guida religiosa del «braccio armato» islamico. A Tel Aviv si dice che fosse anche un uomo d’azione. Anni fa aveva inviato un figlio in missione suicida contro la colonia ebraica di Aley Sinai, a Nord di Gaza. Aveva anche preso parte alla progettazione di un complesso attentato suicida al porto israeliano di Ashdod. Ma all’attenzione pubblica il suo nome era emerso solo nel luglio 2007, durante il putsch militare di Hamas contro Abu Mazen. Nizar Rayan era stato fra i primi a entrare negli uffici dell’Anp, appena occupati, e a trasformarli in altrettanti «luoghi di preghiera». Di Abu Mazen diceva beffardo ai seguaci, «è una foglia secca, in autunno cadrà a terra da solo. Il suo ufficio di Ramallah, la Muqata, un giorno diventerà una moschea». Il suo odio contro contro i rivali politici di Al Fatah non era minore di quello ribollente riservato agli israeliani. Nel luglio 2007 era stato impegnato nella direzione di una serie di brutali «processi popolari» a Gaza contro gli attivisti di Al Fatah catturati dai militanti di Hamas. Poi, quando il controllo di Hamas era stato ormai assicurato, lo sceicco Rayan divenne un «paciere» tra famiglie rivali. Girava spesso armato, incuteva paura, nessuno avrebbe osato contraddirlo per alcun motivo. Rayan era anche il teorico degli «scudi umani» da opporre di fronte a potenziali attacchi dell’Aviazione israeliana. Negli anni passati, quando veniva a sapere che una determinata abitazione rischiava di essere demolita da razzi israeliani, dava ordine che sul suo tetto si raggruppasse una piccola folla. Gli attacchi venivano così sventati, o almeno rinviati. Lo sceicco aveva anche organizzato nel Nord della Striscia unità di kamikaze incaricate di confrontarsi con soldati israeliani in caso di incursione terrestre dell’esercito. In passato aveva affermato di avere a disposizione «quattrocento volontari, per la metà donne». La sua morte, dicono a Gaza, rappresenta un duro colpo per Hamas. A quanto pare Nizar Rayan faceva parte anche del Consiglio della Shura, la guida politico-religiosa segreta del Movimento. «La sua morte sarà vendicata in modo adeguato», ha anticipato il braccio armato di Hamas. «Israele avrà motivo di pentirsene». Aldo Baquis