Annuario Panorama 2008, 2 gennaio 2009
«Il vostro nemico è anche il nostro, noi siamo vittime come voi, ha detto pochi giorni dopo la strage di Mumbai il presidente pachistano Asif Ali Zardari intervistato dalla Bbc
«Il vostro nemico è anche il nostro, noi siamo vittime come voi, ha detto pochi giorni dopo la strage di Mumbai il presidente pachistano Asif Ali Zardari intervistato dalla Bbc. L’integralismo islamico e la violenza terroristica che scuote da tempo il paese (il 20 settembre un kamikaze si è fatto esplodere vicino all’hotel Marriott, nel cuore di Islamabad, provocando decine di morti) allungano la propria mano anche in India. Zardari è stato eletto il 6 settembre al posto di Parvez Musharraf, costretto a dimettersi il 18 agosto, accusato da una larga parte dei politici (anche del suo stesso partito) di avere violato la costituzione, di aver commesso abusi amministrativi e irregolarità finanziarie. Personaggio controverso (alla fine degli anni Novanta finì anche in carcere, accusato di corruzione), Zardari ha però due vantaggi su Musharraf agli occhi degli Stati Uniti e in parte anche dell’India: è stato eletto democraticamente ed è vedovo di Benazir Bhutto, a sua volta assassinata dai terroristi. Primo ministro del Pakistan per due volte tra il 1988 e il 1996, leader del Partito Popolare, la Bhutto venne assassinata il 27 dicembre 2007 durante un comizio elettorale a Rawalpindi: un uomo le sparò prima alla nuca e poi al petto, poi si fece esplodere, causando più di venti morti tra la folla. La Bhutto era candidata alla presidenza e favorita nella corsa a sostituire Musharraf alla guida del Paese. Erano stati gli Stati Uniti a volere il suo ritorno in patria dopo l’esilio a Dubai, dove aveva continuato la sua attività politica. Gli americani volevano al potere forze moderate proprio per combattere al Qaeda e i talebani con maggiore impegno di quanto avesse fatto fino a quel momento Musharraf, e Bhutto sembrava fare al caso loro. Il presidente e il ministro degli Interni, Hamid, indicarono al Qaeda come responsabile dell’attentato, ma fu subito chiaro il coinvolgimento del servizio segreto pakistano, l’Isi (condiderato da molti come il creatore dei talebani e colluso con al Qaeda). Zardari, nei giorni immediatamente seguenti l’attentato, indicò lo stesso Musharraf come il mandante dell’assassinio. La morte della donna causò gravi disordini nel Paese, con decine di vittime.