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 2009  gennaio 02 Venerdì calendario

Dal 19 al 29 settembre cinque turisti italiani si trovano nelle mani di un gruppo di banditi sudanesi

Dal 19 al 29 settembre cinque turisti italiani si trovano nelle mani di un gruppo di banditi sudanesi. Giovanna Quaglia, Lorella Paganelli, Mirella De Giuli, Michele Parrera e Walter Barotto, tutti di Torino e provincia, vengono rapiti in Egitto insieme ad altre 14 persone, cinque tedeschi, una rumena e otto guide egiziane, durante un’escursione nel deserto al confine tra Egitto, Libia e Sudan. La zona dove avviene il sequestro è considerata a rischio, nessuna agenzia di viaggio italiana accetta di portarvi clienti. Il commando responsabile dell’operazione è composto da quattro uomini armati. All’inizio si pensa siano terroristi di al Queda, poi si capisce che appartengono a una fazione connessa alla guerra civile del Darfour. Si parla di una richiesta di riscatto che oscilla tra i 6 e i 15 milioni di dollari. Oltre alla polizia egiziana partecipano alla trattativa le forze speciali tedesche e gli incursori italiani del Col Moschin. Il 28 settembre il portavoce della presidenza del Sudan parla di uno scontro a fuoco tra le forze sudanesi e i rapitori. Sei di questi sarebbero stati uccisi, due feriti e catturati ma gli ostaggi non sarebbero stati liberati. Il giorno dopo il gruppo viene liberato, nel pomeriggio tutti i turisti sono in salvo all’aeroporto militare del Cairo. Sulla conclusione della vicenda rimangono molte incognite. Il governo egiziano parla di un’irruzione compiuta dalle proprie forze speciali, Roma e Berlino fanno sapere che i turisti sono stati abbandonati dai carcerieri, ormai convinti di essere braccati. Il ministro degli Esteri Franco Frattini nega che sia stato pagato un riscatto. In realtà il pagamento rimane un’ipotesi plausibile, soprattutto perché in quella zona il sequestro è un business. Infatti il 10 novembre c’è un nuovo episodio: Maria Teresa Olivero e Caterina Giurato, due suore di Cuneo, vengono rapite a El-Wak, nel nord-est del Kenya, al confine con la Somalia, zona abitata in maggioranza da clan musulmani spesso in guerra fra loro per il controllo di terra e bestiame. Duecento persone, armate di fucili e bombe a mano, le trascinano via dalla casa missionaria. Secondo le autorità locali i sequestratori appartengono al gruppo islamico somalo al Shabab.