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 2009  gennaio 02 Venerdì calendario

Nelle paure globali che investono l’universo del credito, la spina italiana si chiama Unicredit, la grande banca che Alessandro Profumo ha portato in cima alle classifiche mondiali acquisendo nel 2005 la tedesca Hvb

Nelle paure globali che investono l’universo del credito, la spina italiana si chiama Unicredit, la grande banca che Alessandro Profumo ha portato in cima alle classifiche mondiali acquisendo nel 2005 la tedesca Hvb. Gli operatori di Borsa hanno passato l’estate a vendere azioni Unicredit a mucchi. In sole due sedute, nei giorni a cavallo tra settembre e ottobre, il titolo perde oltre il 20% (con la quotazione sospesa più volte per eccesso di ribasso) portandosi tra i due euro e mezzo e i tre euro. Poco più di un anno prima, a domanda, Profumo aveva detto che un’Opa sulla sua creatura sarebbe stata ragionevole almeno a 9 euro. Che cosa è successo nel frattempo? Non lo sa nessuno con certezza, ma a giudicare dalle mosse compiute si direbbe che l’istituto è a corto di soldi oppure che teme di trovarsi molto presto a corto di soldi. I timori sono legati soprattutto alla forte presenza della banca in Germania: tra le ipotesi che si fanno per spiegare il crollo degli ultimi giorni quella che Unicredit debba intervenire nel maxi salvataggio di Hypo Real Estate, il gruppo tedesco dei mutui (che fino al 2003 era nell’orbita di Hbv) sull’orlo del crac. Sul sito aziendale Profumo rassicura i 180 mila collaboratori e dipendenti sulla solidità della banca, poi, quando cominciano a rincorrersi anche voci di sue dimissioni, ribadisce al Tg1: «Sono qui e assolutamente non me ne vado». Un primo consiglio d’amministrazione stabilisce di bloccare tutti i premi e gli aumenti di stipendio fino al 31 dicembre 2009. Un secondo consiglio d’am­ministrazione, tenuto domenica 5 ottobre, vale a dire prima della riapertura dei mercati, decide di fare cassa vendendo la partecipazione in Generali del 3,5% e varando due aumenti di capitale per un totale di 6,6 miliardi di euro. A fine ottobre i fondi sovrani libici sono diventati il secondo azionista di Unicredit dopo la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona (proprietaria del 5% della banca). La Banca centrale di Libia, insieme con la Libyan Foreign Bank e la Libyan Investment Authority, favorite dalla discesa continua del titolo sono arrivate a una quota del 4,9%.