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 2008  dicembre 30 Martedì calendario

Il Sole-24 Ore, martedì 30 dicembre 2008 l calo non è di per sé eccezionale: -1,04% a 4,51 euro. Ma al titolo Fiat è bastato per scivolare a un nuovo minimo dalla metà degli anni 80, sfondando al ribasso la quota di 4,53 euro toccata nelle giornate burrascose dell’aprile 2005, ai tempi della «grande crisi» del gruppo torinese

Il Sole-24 Ore, martedì 30 dicembre 2008 l calo non è di per sé eccezionale: -1,04% a 4,51 euro. Ma al titolo Fiat è bastato per scivolare a un nuovo minimo dalla metà degli anni 80, sfondando al ribasso la quota di 4,53 euro toccata nelle giornate burrascose dell’aprile 2005, ai tempi della «grande crisi» del gruppo torinese. Ieri il titolo del Lingotto si è mosso in controtendenza rispetto alle concorrenti europee, tutte in rialzo (tranne Volkswagen, che però segue ormai da tempo una logica tutta sua). Dall’inizio del 2008 il titolo ha ceduto tre quarti del suo valore (-74%); le azioni ordinarie Fiat capitalizzano ora meno di 5 miliardi di euro (4,92), e il valore totale arriva a sfiorare i 5,5 miliardi con privilegiate e risparmio. La perdita di valore, va detto, non è così diversa da quella delle concorrenti: Peugeot ha per esempio perso il 78% e Renault l’82% nello stesso periodo. Il declino del titolo Fiat ha sforbiciato anche la ricchezza della famiglia Agnelli, che controlla la società: per effetto del meccanismo a cascata, il valore della quota Fiat controllata dalla G.Agnelli & C. è sceso a meno di 700 milioni di euro. Come è possibile che Fiat valga ora la stessa cifra di 3 anni e mezzo fa, quando l’azienda era ancora in rosso e si discuteva ancora sul possibile ingresso delle banche nel capitale, poi realizzato a settembre 2005? Una chiave può venire dal fatto che la Borsa guarda avanti e non al passato: le prospettive del mercato dell’auto nel 2009 sono decisamente negative; e anche gli altri settori di peso del gruppo – i camion di Iveco e i trattori di Cnh – iniziano a risentire del rallentamento degli investimenti delle aziende (la sola quota in portafoglio a Fiat della Cnh, quotata a Wall Street, vale peraltro 2,2 miliardi di euro). Il titolo Fiat è stato oggetto nelle scorse settimane di molti declassamenti (anche qui in buona compagnia), e c’è chi si è spinto a ipotizzare prezzi di 2,5 euro per azione nel caso in cui si verifichino gli scenari più pessimisti. Fiat risente dei fattori negativi che hanno colpito tutte le concorrenti, primo fra tutti il crollo delle vendite di auto. Ha però un punto debole che ha preoccupato molti analisti delle banche d’investimento: la sua divisione auto è fortemente concentrata su due mercati – Italia e Brasile. Da quest’ultimo ha tratto negli ultimi anni il grosso degli utili; e sono stati proprio i segni di frenata in Brasile ad avviare i ribassi più recenti. Un altro elemento di debolezza è che il ciclo di rinnovo dei prodotti, che la gestione Marchionne ha cavalcato con successo dal 2005 al 2007, vive un momento di pausa proprio mentre arrivano sul mercato rivali significative nei segmenti in cui Fiat è più forte. Preoccupa infine l’impennata dei debiti nell’ultimo report trimestrale: la posizione finanziaria netta, che era tornata in pareggio, è riscivolata in negativo a fine settembre per oltre 3 miliardi di euro. In occasione della presentazione dell’ultima trimestrale, a fine ottobre, l’amministratore delegato Sergio Marchionne aveva assicurato che anche nell’ipotesi peggiore i conti del gruppo rimarranno in attivo nel 2009. Da allora, però, le prospettive economiche generali sono peggiorate ancora – mentre in Italia non si sono concretizzati piani di sostegno al settore come quelli già varati in Francia e chiesti ancora una volta ieri in Germania dai costruttori locali. Negli Usa, intanto, Gm e Chrysler hanno incassato ieri i 4 miliardi di dollari a testa di aiuti statali. Andrea Malan