Antonella Scott, Il Sole-24 Ore 30/12/2008, pagina 11, 30 dicembre 2008
Il Sole-24 Ore, martedì 30 dicembre 2008 C’è solo un modo per sfuggire alla crisi globale: «Dobbiamo tagliare le corde che ci legano al Titanic
Il Sole-24 Ore, martedì 30 dicembre 2008 C’è solo un modo per sfuggire alla crisi globale: «Dobbiamo tagliare le corde che ci legano al Titanic. Che, a mio parere, sta per affondare». Il Titanic sono gli Stati Uniti e il profeta di sventura è Igor Panarin, dottore in Scienze politiche, capo del dipartimento Affari esteri all’Accademia dei futuri diplomatici russi. Ieri il Wall Street Journal lo ha intervistato: da qualche tempo, spiega il quotidiano americano, il professor Panarin è al centro dell’attenzione dei media russi, che hanno rilanciato un suo intervento pubblicato su Izvestija a fine novembre. Lo stesso Panarin sembra stupirsi. Nessuno gli credette quando nel 1998 presentò a una conferenza la sua mappa degli Stati Uniti dopo il collasso, fissato per il 2010. Secondo l’accademico tutto inizierà nell’autunno 2009, quando gli americani si saranno resi conto che Obama non può fare miracoli. Il degrado morale, il declino economico, l’immigrazione di massa e il collasso del dollaro scateneranno una guerra civile. Poi a metà 2010 - Panarin è molto preciso sui tempi - gli Usa si disintegreranno in sei parti. Non ci sarà più nulla a unirle, così la California e la costa occidentale si lasceranno attrarre nell’orbita cinese, Nord e Centro preferiranno il Canada, il Texas e gli Stati del Sud il Messico, mentre la costa atlantica ne approfitterà per aderire all’Unione Europea. Le Hawaii sceglieranno tra Cina e Giappone, mentre l’Alaska potrebbe tornare da dove è venuta, cioè dall’Impero russo: peraltro, ricorda Panarin, «era stata data in affitto». L’America cesserà di governare il sistema finanziario globale, e sarà sostituita dalla Cina o dalla Russia. Un gioco a somma zero? «La crisi finanziaria peggiorerà - predice Panarin - la disoccupazione aumenterà, la gente perderà i propri risparmi». In realtà è quello che si teme possa avvenire in Russia, ora che la crisi inizia a mordere l’economia e a minacciare l’intero castello di benessere e stabilità costruito in questi dieci anni da Vladimir Putin. Anche la sua popolarità è a rischio, e Putin - impensabile fino a pochi mesi fa - inizia a essere criticato apertamente. Finora la tattica del primo ministro è stata rovesciare tutta la colpa sugli Stati Uniti, responsabili dell’instabilità finanziaria: nulla di più conveniente, per distrarre l’attenzione, delle teorie di Panarin. Antonella Scott