Maurizio Tropeano, La Stampa 2/1/2009, 2 gennaio 2009
Sarà un faccia a faccia tra Gianni Letta, e l’ex commissario straordinario a chiarire se l’Osservatorio tecnico sulla Nuova Linea Torino Lione continuerà ancora ad essere guidato da Mario Virano
Sarà un faccia a faccia tra Gianni Letta, e l’ex commissario straordinario a chiarire se l’Osservatorio tecnico sulla Nuova Linea Torino Lione continuerà ancora ad essere guidato da Mario Virano. Al di là delle soluzioni tecniche che usciranno dal cilindro di questi due grandi mediatori, l’architetto sottolinea la necessità di un appoggio maggiore della politica. Certo, gli attestati di stima e di fiducia che sono arrivati in modo bipartisan dai palazzi del Potere dopo la rottura consumata con i sindaci della Bassa Valle gli hanno fatto sicuramente piacere, ma per portare a casa il risultato serve altro, soprattutto perché è «necessario capire che cosa si vuole ottenere e soprattutto far valere il senso del limite». Architetto Virano chi ha perso il senso del limite? «Se gli enti locali ritengono di poter determinare la politica economica, la politica estera, o almeno quella parte della politica estera legata alle infrastrutture, e pretendere delle scelte contrarie a quelle determinate da governi con diversi orientamenti politici allora vuol dire che si è superato il senso del limite. E si perde il senso del limite quando invece di preoccuparsi delle ricadute positive sul territorio si teorizza la necessità di modificare la politica dei trasporti in tutta Italia». Che cosa dovrebbe fare la politica nazionale? «Purtroppo in questa vicenda si percepisce un vuoto della Politica e una sua incapacità a generare un orientamento positivo intorno all’opera. Servirebbe un presenza più diretta delle forze politiche nazionali nel favorire a livello locale aggregazioni e alleanze che sappiano valorizzare un metodo nuovo di progettare una grande infrastruttura. Un metodo che può servire da modello per il futuro». A parte la sinistra radicale, per altro fuori dal Parlamento, tutti i partiti si dicono favorevoli alla Tav. Non le basta? «E’ necessario prendere atto che la posizione del Si Tav a prescindere è superata e che non ha più una vera voce in capitolo. Insomma, non basta sostenere che l’opera si deve fare perché è strategica e fa parte di accordi internazionali. Serve un cambio di marcia». Chi deve farlo? Il Governo Berlusconi? Il Pd? «Le forze politiche nazionali. Vorrei far passare un ragionamento: premessa l’inutilità del sostenere il Sì Tav a prescindere perché non vincente e dato per scontato che la posizione No Tav dura e pura è egregiamente coperta dai comitati e dalla sinistra radicale credo che resti un solo fronte da coprire, da sostenere e da promuovere: quello del Sì ad un progetto concordato con regole in larga misura determinate dal territorio». Che cosa dovrebbero fare i partiti per promuovere la Tav? «Intanto chiamiamola Nuova Linea Torino Lione. Già questo è un cambiamento». Va bene l’auto-promozione ma ci spiega che cosa dovrebbero far i partiti? «Valorizzare tutti i cambiamenti che sono stati realizzati nel corso di queste 83 sedute dell’Osservatorio. Cambiamenti di metodo e di sostanza ma che si possono riassumere nel fatto che non si sta più ragionando solo di una infrastruttura ferroviaria ma di una grande opera che, pur rispettando scelte politiche nazionali, viene modellata in base alle esigenze particolari di quei territori. Non si ragiona in termini di servitù di passaggio ma di un opera che si deve adattare a dieci ambiti territoriali differenti. Senza dimenticare che per la prima volta i progettisti saranno vincolati dal bando di gara a rispettare le indicazioni locali». Già, ma si parla di un futuro lontano e in Valsusa si vota a giugno. Ai partiti non serve la filosofia.... «Lo so. Ma lo sa che in tutti questi mesi di lavoro nessuno, dico nessuno, ha mai affrontato il tema degli effetti della crisi economica. In Francia e in Svizzera i bandi di gara sono costruiti in modo tale che almeno il 30% dei lavori e degli incarichi prevede il coinvolgimento diretto di professionalità presenti sul territorio. L’Osservatorio ha previsto che questa ricaduta costituisca titolo preferenziale per le gare. Ltf e Rfi hanno chiesto una verifica della possibilità legale di adottare questa procedura. Se non fosse possibile la politica potrebbe sempre intervenire ma lo può fare solo se si coglie appieno il valore di questo nuovo percorso». Architetto ritirerà le dimissioni? «Il mio mandato è scaduto. Ascolterò le proposte che mi saranno fatto e cercherò di illustrare gli strumenti per uscire da questa situazione di criticità. Mi auguro che i sindaci comprendano la portata della posta in gioco che si può vincere soltanto se si ritrova quello spirito che ha mosso per molti mesi i lavori dell’Osservatorio fino all’accordo di Pra Catinat e che nelle ultime settimane si è annebbiato». *** La differenza tra dialogo e scontro istituzionale si può leggere anche nel congelamento di ogni attività di collaborazione tecnica. Succede così che la richiesta inviata da Ltf agli uffici tecnici dei comuni della Bassa Valsusa di cooperare al monitoraggio ambientale, cioè alla fotografia dello stato attuale dell’ambiente, venga bloccata perché si «tratta di una decisione di carattere politico», spiega Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana della Bassa Valsusa. Piccole scaramucce che però dimostrano come il ruolo dei sindaci possa essere determinante per costruire un clima positivo o negativo intorno alla Torino-Lione. Ferrentino non lancia ultimatum ma chiede al governo di «co-decidere insieme le nuove regole dell’Osservatorio e il ruolo che dovrà giocare Mario Virano». Ferrentino ancora non ha capito che cosa ha interrotto i canali della diplomazia sotterranea che fino a prima di Natale hanno collegato i sindaci e l’«Uomo Tav». E adesso attacca: «Virano è un tecnico e dovrebbe parlare di meno, soprattutto, non fare politica. Non facciamo melina ma è evidente che senza un chiarimento politico con il Governo noi non parteciperemo più a nessun tavolo». Adesso la palla è in mano al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Nei prossimi giorni incontrerà Virano ma, soprattutto, dovrà confermare a Ferrentino l’appuntamento a Palazzo Chigi e fissare il giorno di questo eventuale incontro. Il tema è quello delle garanzie perché «l’assemblea mensile programmata con il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli non ha nessun potere». Resta da capire quali saranno le regole che governeranno l’eventuale terza fase dell’Osservatorio. Per ora si sa solo che il Consiglio dei ministri è intenzionato a rinnovare l’incarico «attribuendo allo stesso architetto Virano i poteri e le responsabilità conseguenti alla strategia della nuova fase che lo stesso consiglio sarà chiamato ad approvare». Ferrentino mette le mani avanti: «Se questo significa che Virano avrà i poteri di un commissario di Governo allora l’Osservatorio non serve». Secondo alcune indiscrezioni l’idea è quella di continuare a mantenere il carattere tecnico della struttura anche se i partecipanti dovranno avere un ruolo più deliberativo trasformandosi in una sorta di plenipotenziari anche se l’ultima parola dovrebbe essere assegnata ai decisori istituzionali. I tecnici di regione, Provincia e comune di Torino già si muovono su questa linea, lo stesso dovrebbero fare gli esperti indicati dagli agli enti locali, compresi quella della Bassa Valsusa.