Wall Street journal, 30 dicembre 2008, 30 dicembre 2008
Seguendo l’esempio delle grandi economie industrializzate la Cina sta alleggerendo la propria politica monetaria, procedendo in direzioni diverse
Seguendo l’esempio delle grandi economie industrializzate la Cina sta alleggerendo la propria politica monetaria, procedendo in direzioni diverse. Pochi giorni fa Bejing ha annunciato che l’anno prossimo emetterà il 17% di massa monetaria in più rispetto a questo 2008. Un aumento superiore al 14,6% deciso quest’anno e molto più grande delle più rosee previsioni sulla crescita economica cinese, prevista al 6% nel 2009. La strategia monetaria di Bejing è anche mirata a costringere le banche statali a fare credito alle imprese: per riuscirci il governo ha deciso di tagliare il tasso sui depositi bancari di 1,89 punti percentuali, al 2,25%. Ma il problema della Cina non è il panico finanziario che vivono Usa ed Europa, piuttosto l’economia rallenta per il crollo dell’export, calato a ottobre per la prima volta in un decenio. La mossa più intelligente che Bejing sta facendo è abbandonare, per il momento, il rafforzamento dello yuan: serve a evitare il rischio deflattivo e stabilizzare il commercio estero. Solo che l’alleggerimento della politica monetaria rischia di far ripartire la discesa dello yuan: in questo modo Bejing rischia di perdere il vantaggio ottenuto negli ultimi tre anni senza guadagnarci nulla, dato che il calo dell’export non dipende dalle strategie cinesi ma dalla crisi dei suoi mercati di riferimento.