Annuario Panorama 2008, 30 dicembre 2008
«Noi ragazzi e ragazze sieropositivi stiamo crescendo e abbiamo tanti sogni. Molti di noi vorrebbero diventare artisti, medici, maestri
«Noi ragazzi e ragazze sieropositivi stiamo crescendo e abbiamo tanti sogni. Molti di noi vorrebbero diventare artisti, medici, maestri. A me piacerebbe diventare una cantante. Chiediamo l’attenzione di cui abbiamo bisogno e le medicine che ci servono per vivere». stata una ragazzina honduregna di 12 anni, Keren Dunaway Gonzales, a suscitare con queste parole l’applauso più lungo e l’emozione più forte alla Conferenza mondiale sull’Aids che si è svolta all’inizio di agosto a Città del Messico. Keren è sieropositiva dalla nascita. Il virus le è stato trasmesso dai due genitori, che le spiegarono la sua condizione quando aveva 5 anni. Oggi è una delle più giovani attiviste dell’America Latina, dove sono 55 mila, su due milioni, i sieropositivi che hanno meno di 15 anni. Ancora più drammatici i dati del Sudafrica, paese epicentro dell’epidemia, dove, secondo Save the Children, 240 mila bambini sotto i 15 anni, su un totale di 5,5 milioni di persone, convivono con l’Hiv. Con un risvolto agghiacciante, emerso da uno studio della rivista International Journal for Equity in Health realizzato da due epidemiologi di Johannesburg: due alunni maschi su cinque delle scuole del paese raccontano di aver subito uno stupro, nella maggior parte dei casi da parte di una donna adulta. E proprio questi abusi hanno «pesanti ricadute sulla diffusione dell’Aids», concludono Neil Andersson e Ari Ho Foster. L’epidemia oggi è ancora molto pericolosa, anche se le cose sono migliorate. Dalla Conferenza di Città del Messico il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato un forte appello alla comunità internazionale perché non si tiri indietro proprio nel momento in cui si vedono alcuni risultati positivi: le risorse, soprattutto per la prevenzione, restano insufficienti. In Italia, ogni giorno, scoprono di essere infette undici persone. Gli italiani che hanno in corpo il virus sono 140 mila, il 30 per cento delle quali donne. I casi di Aids conclamata nel 2007 sono stati 1.200, in calo sul 2006. Chi s’accorge in tempo di quello che è successo ha una speranza di vita anche di 30 anni. Nel mondo i casi nuovi di infezione, nel 2007, sono stati 2.700.000. Una diminuzione di 300 mila rispetto all’anno prima. All’inizio, una trentina d’anni fa, il virus viaggiava di preferenza nel mondo omosessuale perché qui era più diffusa la promiscuità, il cambio frequente del partner. Oggi l’ambiente di maggiore sviluppo della malattia è invece quello degli eterosessuali adulti e in particolare, per quello che riguarda l’Italia, dei maschi di 40-44 anni, che s’infettano fuori e poi attaccano il virus alla moglie: il 30 per cento delle volte non riescono neanche a dire come possa essere successo.