Annuario Panorama 2008, 30 dicembre 2008
Il 14 luglio Ottaviano Del Turco, presidente della regione Abruzzo, membro della Direzione nazionale del Pd, per anni a capo della commissione Antimafia in Parlamento, è arrestato dalla Guardia di Finanza perché accusato, insieme ad alcuni assessori e funzionari della sua giunta, di aver intascato milioni di euro di tangenti
Il 14 luglio Ottaviano Del Turco, presidente della regione Abruzzo, membro della Direzione nazionale del Pd, per anni a capo della commissione Antimafia in Parlamento, è arrestato dalla Guardia di Finanza perché accusato, insieme ad alcuni assessori e funzionari della sua giunta, di aver intascato milioni di euro di tangenti. Denaro sottratto, secondo gli inquirenti della procura di Pescara, alla sanità pubblica con il sistema delle cartolarizzazioni. Soldi facili per le cliniche, che si trasformavano, in parte, in tangenti per i politici. Nella notifica dell’ordine d’arresto, tutti i capi d’accusa: associazione a delinquere, truffa, corruzione e concussione. «Fatti gravissimi, prove schiaccianti», dice il procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi. «Altro che teorema» sostiene rispondendo, indirettamente, alle dichiarazioni del premier, Silvio Berlusconi. «Abbiamo fatto solo il nostro dovere e devo dire anche a malincuore». Ad accusare il governatore, l’imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini. lui che confessa di aver pagato ogni volta che in una riunione di giunta si decideva per i suoi accreditamenti, per le sue cliniche. Le somme della presunta concussione e corruzione arriverebbero a cinque milioni e ottocentomila euro per Del Turco, Camillo Cesarone (capo gruppo del Pd regionale) e Lamberto Quarta, capo della segreteria del governatore ed ex segretario regionale dello Sdi. Secondo l’accusa vi sarebbero stati movimenti di denaro per circa 14 milioni di euro, di cui 12,8 consegnati. Dopo l’arresto, Del Turco si dimette da presidente e si autosospende da membro della Direzione nazionale del Pd. Detenuto per 28 giorni nel carcere di Sulmona (lo stesso penitenziario riservato solitamente a mafiosi e camorristi) esce di galera l’11 agosto, quando gli vengono concessi gli arresti domiciliari a Collelongo, suo luogo natale. In ottobre torna a passeggiare per il paese: il tribunale del riesame accoglie in parte l’appello della difesa stabilendo per lui, e per gli altri cinque indagati ai domiciliari, l’obbligo di dimora. Del Turco dice di essere stato l’obiettivo di una lobby trasversale che non accettava regole nella sanità e nella gestione delle infrastrutture e che ha usato «come un ariete Angelini il quale, non sapendo come spiegare i milioni che ha fatto sparire, ha eretto un castello di menzogne». E assicura: «Tornerò a fare politica. Non accetto che una storia importante si concluda perché a un signore è stato concesso di dire che mi ha dato dei soldi».