Annuario Panorama 2008, 30 dicembre 2008
Soldati nelle città per liberare gli uomini delle forze dell’ordine dai compiti di sorveglianza, aggravante per i reati commessi dagli immigrati clandestini, espulsioni più facili per gli stranieri irregolari, congelamento per 18 mesi dei processi ritenuti meno urgenti dai capi degli uffici giudiziari, patteggiamento allargato anche per i processi in corso e un giro di vite per chi guida dopo aver consumato alcol e droga
Soldati nelle città per liberare gli uomini delle forze dell’ordine dai compiti di sorveglianza, aggravante per i reati commessi dagli immigrati clandestini, espulsioni più facili per gli stranieri irregolari, congelamento per 18 mesi dei processi ritenuti meno urgenti dai capi degli uffici giudiziari, patteggiamento allargato anche per i processi in corso e un giro di vite per chi guida dopo aver consumato alcol e droga. Sono i punti fondamentali del decreto sicurezza varato nel primo Consiglio dei ministri del governo Berlusconi, tenuto a Napoli il 21 maggio, e convertito in legge il 23 luglio dal voto definitivo del Senato (161 favorevoli, 120 contrari, l’Udc si astiene sostenendo che comunque si tratta di provvedimenti di facciata, che non daranno alcun risultato reale). Sulla sicurezza ha puntato molto il centrodestra in campagna elettorale, individuando nell’ansia crescente dei cittadini una delle prime emergenze cui far fronte, e subito il governo mette mano a una serie di provvedimenti per assicurare agli italiani «il diritto a non avere paura,un diritto primario che lo Stato deve garantire» spiega il presidente del Consiglio. La stretta contro il crimine parte da un segnale forte, ovvero dalla decisione di impiegare un contingente di tremila soldati per vigilare sui centri di accoglienza per gli immigrati e pattugliare le città. Dal 4 agosto i militari sono operativi nelle strade: mille vigilano sui cosiddetti obiettivi sensibili, cioè ambasciate e consolati o particolari luoghi di culto, liberando in questo modo da quell’incombenza poliziotti e carabinieri. Altri mille sorvegliano in 16 province i centri di accoglienza per gli immigrati, anche qui dando il cambio alle forze dell’ordine. Gli ultimi mille, infine, scelti tra i reparti speciali dell’Arma, pattugliano le strade con polizia e carabinieri a Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari. Quest’ultimo impiego appare come quello più delicato, perché rischia di riaccendere le polemiche sulla militarizzazione delle città (e a Bologna e Firenze le autorità politiche dei due comuni non fanno richiesta di partecipare al piano sicurezza). Ai componenti di questo contingente sono affidati comunque compiti di pubblica sicurezza e non di polizia giudiziaria: potranno effettuare arresti soltanto in flagranza di reato e agiranno avendo sempre al fianco un rappresentante delle forze dell’ordine. Andranno a piedi come fanno i poliziotti e i carabinieri di quartiere, «così avranno maggiore visibilità» spiega il ministro della Difesa Ignazio La Russa. L’operazione costa sessanta milioni di euro e durerà sei mesi. Tra le voci critiche del provvedimento, quella di Famiglia Cristiana, che scrive di «inutile gioco dei soldatini nelle città» e di «finti problemi della sicurezza. Neanche fossimo in Angola...». Il PdL reagisce e ironizza: «Cambi nome e si chiami Famiglia Cristiana per il Socialismo». Altre polemiche perché i soldi - si dice - potevano essere adoperati per soccorrere le nostre forze dell’ordine, talmente mal messe da non avere i denari necessari a comprare la benzina per volanti e gazzelle. Il testo varato dal Senato prevede anche che vengano congelati tutti i processi interessati dall’indulto per i reati commessi fino al 2 maggio 2006. Dovranno invece essere celebrati il più rapidamente possibile i dibattimenti che riguardano reati ritenuti più gravi dal governo: mafia, terrorismo, incidenti sul lavoro, circolazione stradale, immigrazione clandestina.