Giuseppe Scaraffia, Il Sole-24 Ore 28/12/2008, pagina 31, 28 dicembre 2008
Il Sole-24 Ore, domenica 28 dicembre 2008 Sembra incredibile, ma esiste una serie di lussi accessibili solo ai poveri, o meglio ai nuovi poveri nati dalla crisi mondiale
Il Sole-24 Ore, domenica 28 dicembre 2008 Sembra incredibile, ma esiste una serie di lussi accessibili solo ai poveri, o meglio ai nuovi poveri nati dalla crisi mondiale. In primo luogo la qualità che è finalmente a portata di mano. I ricchi sono condannati alle ultime novità e, fortunatamente in questi anni, la qualità e la novità non sono mai state così lontane. Solo chi non ha più può concedersi il meglio. Finalmente, avendo smesso di concentrarci sulle vetrine del centro, possiamo goderci l’architettura dei palazzi antichi e i capricci pittorici delle nuvole. Possiamo esplorare tranquillamente i musei meno frequentati, sostando indisturbati di fronte ai pezzi che ci attraggono. La libreria di ognuno di noi è l’harem di un sultano distratto: basta scorrere i libri col dito per trovarne una serie mai letta o sfogliata distrattamente. Ma i più grandi piaceri ce li riservano i classici. Rileggerli infatti produce un duplice godimento. Da un lato ci accorgiamo che il nostro cambiamento ce li ha resi completamente nuovi. Un libro, diceva Stendhal, è uno specchio che ci portiamo dietro. Dall’altro questa scoperta ce ne apre un’altra, quella di come eravamo l’ultima volta che li abbiamo letti. Per i bibliofili che esigono di leggere nella prima edizione, niente paura: basta spostarsi sotto i soffitti affrescati di qualche antica biblioteca. Se esistesse un dietologo delle letture, ci prescriverebbe di iniziare e finire la giornata con una pillola di poesia. Sostituiamo gli ansiolitici con dei libri di piccole dimensioni da portarci sempre dietro, per non sbuffare nelle attese e trasformarle in altrettante occasioni di godimento. La zarina Caterina di Russia consigliava alle donne di portarsi sempre dietro un libro agli appuntamenti amorosi perché gli uomini arrivano spesso in ritardo. Non si mangia un solo tipo di cibo. Impariamo a leggere più libri contemporaneamente: un saggio per istruirci, un poliziesco per distrarci, un romanzo per accompagnarci. Oppure, e allora sì che vale la pena, inoltriamoci in continenti smisurati come la Ricerca del tempo perduto di Proust. Inoltre si può approfittare della sosta forzata imposta dall’economia malata per diventare storici di se stessi, provando a scrivere da diversi punti di vista la propria biografia in poche pagine. Chi siamo diventati in questi anni distratti? A proposito di scrittura, questo è uno dei nuovi piaceri imposti dal rincaro delle cartucce delle stampanti. Basta caricare la vecchia stilografica per ritrovare il piacere della calligrafia. Non potendoci comprare nuovi, costosi cd ci possiamo concedere le migliori esecuzioni dei grandi musicisti scaricandole gratuitamente da internet, ascoltandole alla radio, o comprandole sulle bancarelle. Anche la sfera dell’abbigliamento riserva delle inattese soddisfazioni. La prima, dal sapore vagamente sportivo, è quella di lucidarsi da soli le scarpe. il rituale di un’eleganza puntigliosa indipendente, come prescriveva Baudelaire, dagli alti e bassi della vita. La seconda è quella dell’autovintage che ci fa riscoprire di possedere quasi tutto il desiderabile. La terza è quella di studiare nuovi, imprevedibili accostamenti di colori. Le incertezze del futuro schiudono un altro, trascurato orizzonte, quello del passato. Esploriamolo con l’aiuto delle fotografie e, mentre guardiamo i volti appannati dal tempo, studiamo anche gli aspetti secondari dell’immagine. Quanto traffico c’era quel giorno lontano? Com’erano vestite le persone? Quali modelli di auto e quali insegne di negozi si vedono sullo sfondo? Un ultimo consiglio ad atei e credenti. Conciliamo estetica e meditazione visitando un’antica chiesa al giorno. Contempliamo quadri, statue e colonne e raccogliamoci un istante sui banchi. Una chiesa al giorno toglie la noia di torno. Giuseppe Scaraffia