Antonio Audino, Il Sole-24 Ore 28/12/2008, pagina 46, 28 dicembre 2008
Il Sole-24 Ore, domenica 28 dicembre 2008 Nessuno oggi si ricorda più di lui, eppure Enrico Rastelli fu, nei primi decenni del Novecento, una celebrità assoluta
Il Sole-24 Ore, domenica 28 dicembre 2008 Nessuno oggi si ricorda più di lui, eppure Enrico Rastelli fu, nei primi decenni del Novecento, una celebrità assoluta. Uno straordinario "velocimane", oppure il giocoliere più bravo del mondo, secondo alcune delle definizioni che illustravano i suoi prodigi, mentre il pubblico osannante lo attendeva nei teatri di tutto il mondo, i fotografi lo assediavano ovunque, le donne lo adoravano, e lui sfuggiva a tutti sulla sua comoda Rolls Royce per rifugiarsi tra le braccia della moglie e per poter trascorrere un po’ di tempo con i figli. In verità arrivò tardi anche al banchetto per il suo matrimonio, proprio perché Rastelli non si sottraeva mai a un allenamento giornaliero che andava oltre le dieci ore, e la stessa amata consorte Henriette, che lo andò a prendere sotto il tendone trovandolo alle prese con i suoi esercizi, affermò con serenità che sapeva di essere al secondo posto dopo palline e birilli. Una storia davvero emozionante quella di questo formidabile giocoliere, e a rispolverarne il profilo, con vera passione e con grande attenzione, è un giovane studioso, Leonardo Angelini, che dedica un volume a questo personaggio (L’attore giocoliere, da Enrico Rastelli al Nuovo Circo, Un mondo a parte, Roma, 13,50) raccontandoci con affettuosa partecipazione le sue vicende umane e professionali e le sue qualità tecniche e formali. L’idea fissa del "jongleur" era certamente quella della violazione del limite, in una continua tensione rispetto a un innalzamento delle potenzialità fisiche dell’individuo, riuscendo spesso in imprese considerate impossibili, tanto che soltanto lui fu capace di lanciare in aria ben otto piatti di ceramica, uno in più rispetto al celeberrimo Kara, considerato, all’epoca, insuperabile. E poi esercizi di equilibrio con palle di varie dimensioni, clavette, cerchi o torce fiammeggianti, in un crescendo assoluto che incantava il pubblico comune a Barcellona, a Londra, a Parigi, con ammiratori illustri come Colette, Cocteau, Edward Albee od Oscar Schlemmer. Un gruppo di medici si riunì per capire cosa ci fosse di eccezionale nella sua complessione fisica e psicomotoria, senza arrivare ad alcun risultato particolare, mentre un noto circense come Jérôme Medrano arrivò a sospettare che in lui scorressero energie diaboliche e ultraterrene. Al pubblico non restava, invece, che affollarsi a fine spettacolo attorno al piccolo italiano, toccando quegli oggetti per vedere se fossero stati trattati con colle o sostanze particolari. Un filmato rarissimo, oggi visibile su YouTube, consente di ammirare in un bianco e nero appannato e confuso alcune delle prodigiose esibizioni dell’artista. Dunque è proprio Rastelli a far convergere intorno a sé tutti i sensi di quegli anni cosi confusi e contraddittori, ancora sostenuti da ottimismo positivista e scientista e già in qualche modo pervasi di ipotesi metafisiche di stampo decadente, in un secolo che vede crescere fenomeni di massa accanto ad ambizioni individuali di superamento ultraumano. Sarà proprio questa figura circense ad attraversare i grandi rivolgimenti storici e sociali, passando da una memorabile esibizione davanti al piccolo zar Aleksej e al suo istitutore Rasputin al Palazzo di inverno, per arrivare alle folle oceaniche che lo accolsero nel nuovo mondo e nei nuovi grandi templi del divismo come il Palace di New York. E persino la sua fine si colora delle tinte funeste che intrecciano passione, desiderio e istinto vitale a qualcosa che può invece divenire fatale, giacch a determinare la morte di questo artista sarà proprio un esercizio tentato durante un’esibizione. Uno spettatore gli lanciò una palla che lui sarebbe riuscito a tenere in equilibrio su una bacchetta tenuta con la bocca. Ma il tiro fu un po’ troppo violento e fece si che l’asticella ferisse il palato del giocoliere, provocandogli un’emorragia, che, a causa della sua emofilia, non si arrestò mai, determinandone il decesso. Ma ha ragione Angelini, che nel volume allarga il suo sguardo all’intera storia della giocoleria fino agli esiti più attuali del "nouveau cirque". In fondo un oggetto lanciato in aria è già di per sé una sfida, un movimento rituale, una cerimonia giocata tra gravità e leggerezza, tra spazio umano e regioni divine. Lo dimostrano certe decorazioni murarie dell’antico Egitto con donne che compiono esercizi di vera e propria giocoleria, ma il cui senso ha sicuramente un valore diverso. Con altri puntuali esempi riportati in questo prezioso volume, che si chiudono, come in un cerchio magico, proprio nella definizione che il grande critico teatrale Silvio d’Amico darà di Rastelli: «Un nume fanciullo che lancia e sospende gli astri nello spazio e ne concerta ineffabilmente il moto armonioso». Antonio Audino