Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 30 Martedì calendario

Il 25 giugno il Consiglio dei ministri vara (in nove minuti) la sua prima manovra economica, con l’anticipazione dei provvedimenti più politici della Finanziaria 2009, e fissa i parametri della politica economica del governo

Il 25 giugno il Consiglio dei ministri vara (in nove minuti) la sua prima manovra economica, con l’anticipazione dei provvedimenti più politici della Finanziaria 2009, e fissa i parametri della politica economica del governo. Parole chiave: tagli, semplificazione, sviluppo. Durata: tre anni. Valore: 34,8 miliardi di euro. I tagli più consistenti sono per la sanità: -6 miliardi che saranno compensati dalla reintroduzione dal 2009 del ticket per le visite specialistiche; gli enti locali: -23,8 miliardi attraverso la cancellazione di 9 province e comunità montane e la liberalizzazione dei servizi pubblici locali; gli stipendi dei manager: -25% e riduzione dei membri dei cda pubblici. Scure anche sulle consulenze esterne nelle pubbliche amministrazioni e redditometro per i controlli anti-evasione: se i Comuni scoveranno residenze fittizie all’estero, potranno tenere per sé il 30% del recuperato. L’obiettivo è pareggiare il deficit di bilancio entro il 2011. Al posto del consueto Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha presentato un decreto legge e un disegno di legge molto consistenti che anticipano, e blindano, un bel po’ di Finanziaria allo scopo di proteggerla dall’«assalto alla diligenza», esercizio annuale delle lobby. Il decreto prevede, tra l’altro, tagli ai ministeri (15 miliardi), la Robin Tax per tassare gli extraprofitti di petrolieri, assicurazioni e banche, l’abolizione dei ticket sulle prestazioni di diagnostica. Il premier Silvio Berlusconi rassicura: «Abbiamo scelto di operare sulle spese e di puntare sulla maggiore libertà e sullo sviluppo. Le maggiori tasse sono riservate solo alle banche e ai settori petroliferi che in questi anni hanno registrato utili importanti». Il sì del Parlamento alla conversione del decreto da 13 miliardi è arrivato il 6 agosto (legge n. 133). Il maxiemendamento ha recepito qualche modifica dalle commissioni rispetto al testo varato dal Consiglio dei ministri di giugno: impronte digitali sulla carta d’identità per tutti i cittadini dal 2010; gli enti locali potranno assegnare servizi pubblici alle proprie società; saltano i 500 milioni destinati all’edilizia pubblica, ma arriva un fondo di sostegno per la casa per le giovani coppie; viene rinviata la vendita degli immobili della Difesa, ma ci sono 300 milioni per la sicurezza dai beni confiscati; il taglio ai compensi di sindaci e amministratori locali viene imposto solo ai comuni in rosso. Come detto, gran parte dei 4 miliardi di nuove entrate previsti per il 2009 verranno dai settori che più hanno guadagnato in questi ultimi anni: banche, assicurazioni e case petrolifere. Per le prime due viene allargata la base imponibile riducendo la deducibilità degli interessi passivi. Per i petrolieri l’aliquota fiscale torna al 33% (due anni fa era stata ridotta al 27%) come per tutti gli altri settori industriali. Poco meno di metà del raccolto di queste imposte straordinarie verrà destinato agli anziani sotto forma di carte prepagate per cibo e bollette, ma in molti, tra cui il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, hanno battuto sulla necessità di evitare che la Robin Tax si traduca in un aggravio dei costi dell’energia e dell’attività bancaria con il rischio che venga trasferita dalle compagnie sui prezzi finali al consumatore.