Annuario Panorama 2008, 30 dicembre 2008
Il 21 maggio Silvio Berlusconi, come promesso in campagna elettorale, presiede il suo primo Consiglio dei ministri nella Prefettura di Napoli
Il 21 maggio Silvio Berlusconi, come promesso in campagna elettorale, presiede il suo primo Consiglio dei ministri nella Prefettura di Napoli. Vuol far capire a tutti che l’emergenza rifiuti è per il governo un problema prioritario. Il premier conferma l’impegno a ripulire dall’immondizia la città entro i primi cento giorni, nomina Guido Bertolaso sottosegretario con delega all’emergenza rifiuti e decide di militarizzare le zone destinate a ospitare le discariche o i termovalorizzatori, dichiarandole ”aree di interesse strategico” e promettendo pene severissime (fino a cinque anni) a chi si mettesse in mezzo e tentasse di impedire i lavori. Cinquantotto giorni dopo, il 18 luglio, nuovo Consiglio dei ministri a Napoli: Berlusconi può trionfalmente dichiarare che «i rifiuti sono spariti. finita l’emergenza, Napoli torna una città occidentale». Il direttore del Mattino Mario Orfeo, per verificare la verità dell’assunto, mette un suo giornalista (Pietro Treccagnoli) su un elicottero e gli fa sorvolare il centro abitato. I cumuli d’immondizia sono effettivamente spariti da Napoli, anche se sono ancora presenti in molti punti della provincia e della regione. Ma per comprendere in pieno la gravità della crisi rifiuti e il modo in cui il governo Berlusconi è riuscito ad affrontarla è necessario tornare indietro esattamente di un anno, all’11 maggio 2007: la situazione in Campania era già critica e il governo Prodi in carica aveva emanato un decreto per l’apertura delle discariche di Serre, Terzigno, Savignano Irpino e Sant’Arcangelo Trimonte. Dopo solo una settimana però, pressato dalle dure proteste della popolazione locale, lo aveva corretto al punto di svuotarlo da ogni effetto. Anche il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, difendendo la vicina oasi Wwf, s’era opposto fermamente all’apertura della discarica di Serre e aveva ottenuto che al suo posto venisse indicato come sito Macchia Soprana, dove era già presente una discarica chiusa dal 2001. Bertolaso, commissario straordinario nominato da pochi mesi, si dimise e venne sostituito dal prefetto Pansa. La situazione divenne così sempre più tragica, Napoli e tutta la regione si riempirono di cumuli di rifiuti che la popolazione, per rabbia, disperazione o incoscienza, bruciava, producendo diossina e moltiplicando l’avvelenamento generale. In tutto il mondo circolavano le immagini di una Napoli invasa da montagne di spazzatura in fiamme, immagini che diventano la metafora di un paese allo sbando. A gennaio 2008 Prodi fu costretto a mandare l’esercito per riaprire almeno le scuole. Ma i problemi strutturali erano rimasti in piedi e le proteste della popolazione continuavano. Prodi nominò Gianni De Gennaro commissario straordinario, dandogli quattro mesi per risolvere la situazione. Intanto chiese aiuto alle altre regioni per lo smaltimento dei rifiuti campani, ricevendo in cambio una serie di ”no”. La governatrice dell’Umbria, Rita Lorenzetti, spiegò così il suo rifiuto: «Abbiamo già fatto questo favore a Napoli una volta. E Napoli ci deve ancora saldare un milione e novecentomila euro di arretrati. Più gli interessi legali». Solo la Sardegna di Renato Soru accettò, ma appena arrivò sull’isola la prima nave carica di 500 tonnellate di spazzatura scattarono le proteste dei cittadini, capeggiate dagli indipendentisti sardi. Mentre la situazione diventava sempre più insostenibile e le accuse sulle responsabilità rimbalzavano dal governo Prodi al governatore della Campania Bassolino e al sindaco di Napoli Jervolino, Berlusconi fece dell’emergenza rifiuti un tema centrale della sua campagna elettorale, impegnandosi a risolvere nei primi cento giorni del suo governo la crisi e a riattivare al più presto un sistema di smaltimento efficiente a lungo termine. Si arrivò così al 18 luglio e alla dichiarazione trionfale: la spazzatura non c’era più. Questo risultato era stato ottenuto attraverso la riattivazione delle due discariche di Savignano Irpino (provincia di Avellino) e di Sant’Arcangelo Trimonti (Benevento). Evitando la chiusura di Macchia Soprana. Ristabilendo i viaggi verso la Germania (cinque treni a settimana, ciascuno con mille tonnellate di rifiuti). Infine facendosi aiutare da Piemonte, Lombardia, Puglia e Veneto, quattro Regioni che accettarono di smaltire l’immondizia di Napoli. Essenziale per il successo dell’operazione fu la creazione di una Superprocura campana incaricata di occuparsi di tutti i reati connessi allo smaltimento e i cui pm furono legittimati a intervenire solo a seguito di decisione collegiale (decreto del 24 maggio 2008). In questo modo si riuscì a tenere aperta Macchia Soprana. La Procura di Napoli, esautorata, reagì mettendo sotto inchiesta il prefetto Pansa e facendo arrestare, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti e truffa, 25 manager che si erano occupati di discariche negli ultimi anni: tra questi Marta Di Gennaro, braccio destro di Guido Bertolaso. L’inchiesta è ancora in corso, al momento senza sviluppi apprezzabili.