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 2008  dicembre 30 Martedì calendario

Tutta colpa del paradiso, fiscale in questo caso. Le Antille Olandesi sarebbero dovute scomparire dalla mappa geopolitica del pianeta entro il 2010

Tutta colpa del paradiso, fiscale in questo caso. Le Antille Olandesi sarebbero dovute scomparire dalla mappa geopolitica del pianeta entro il 2010. Per Curaçao e Sint Maarten si profilava la prospettiva di una sostanziale indipendenza, mentre le piccole Bonaire, Sint Eustatius e Saba erano pronte a entrare nel Regno dei Paesi Bassi come province autonome. L’Aja si era impegnata a pilotare la transizione e a coprire il 70% del debito delle cinque isole in cambio di una chiara giurisdizione sullo status legale e finanziario delle ex colonie. Due settimane fa era previsto il voto: all’ultimo qualcuno ci ha ripensato. «Troppa ingerenza», hanno cominciato a pensare i caraibici. Così l’intesa è saltata, come era accaduto nel luglio 2007, prima data fissata, e non rispettata, per la rivoluzione istituzionale delle Indie Occidentali. Il premier orange Jan Peter Balkenende è volato nei giorni scorsi a Willemstad, capitale di Curaçao, per tentare di metterci una toppa. Lo hanno accolto le proteste degli isolani. «Non è un buon segnale», ha commentato il leader cristiano democratico che, comunque, ha annunciato di aver trovato un accomodamento con le autorità locali. Il suo governo sborserà 1,7 miliardi per risanare le casse delle cinque isole e la magistratura olandese conserverà l’ultima parola sui reati gravi commessi dall’altro lato dell’Atlantico. Se non ci saranno altri intoppi, la fine delle Antille Olandesi come le conosciamo oggi dovrebbe avvenire nel 2010. La bandiera azzurra, bianco e rossa sventola nei Caraibi dal sedicesimo secolo, da quando cioè le isole furono strappate agli spagnoli che le avevano scoperte (Curaçao e Bonaire nel 1499; Sint Eustatius, Saba e Sint Maarten nel 1493 grazie a Cristoforo Colombo) dai navigatori della Compagnia olandese delle Indie Occidentali. Per trecento anni gli europei le hanno usate come avam- posto militare e commerciale, oltre che come centro di smistamento degli schiavi. Dopo la seconda guerra mondiale, le cinque Isole Vergini hanno abbandonato la loro natura di territorio coloniale per trasformarsi in Stato autonomo nell’ambito del Regno dei Paesi Bassi. Nel 2005, dopo una serie di consultazioni referendarie, si è deciso di cambiare tutto, ancora una volta. Curaçao, dove si registra uno degli standard di vita più alti dei Caraibi, considera da anni troppo stretto il legame con gli altri domini olandesi in seno alle Antille, e ha puntato sull’indipendenza, forte delle proprie risorse (la raffinazione del petrolio) e finanziarie (è un importante centro off-shore). Analogo il sentimento di Sint Maarten, perla del turismo, attività che la parte olandese condivide con Saint Martin, la fetta settentrionale dell’«isola del sale» che dal 1816 è francese. Diverso l’approccio di Bonaire, Sint Eustatius, Saba, troppo minute per stare da sole. Qui la consultazione popolare ha spinto nella direzione di maggiori legami con i colonialisti d’un tempo, per un rapporto che riproponga una situazione analoga a quella che la Guyana ha con Parigi. Da lunedì dovevano pertanto diventare municipalità olandesi a tutto tondo, con statuto speciale, ma piena rappresentanza da parte dell’Aja e diritto di voto al Parlamento Europeo. Unica eccezione, confermata, quella della moneta. Niente euro ai margini dell’equatore, insomma, e conferma del fiorino delle Antille, pur in presenza di un possibile sostegno comunitario, in quanto regione Ultraperiferica. Il nuovo ordine dovrebbe decollare dal 2010. Per favorirlo, Balkenende ha rinunciato a un registro su base etnica dei giovani delinquenti caraibici residenti in Olanda. Lo ha persuaso la parata di manifestanti che domenica lo hanno salutato con le stelle di Davide cucite sul petto per ricordare le persecuzioni ebraiche operate dai nazisti. «Protesta inappropriata», ha chiosato il premier. Così adesso sembra tutto deciso, l’unità nella diversità, l’olandese a fianco del creolo-papiamento, il buco di bilancio coperto dall’Aja e finanza allegra. I Paesi Bassi conserveranno a Saba la loro montagna più alta, Monte Scenery (888 metri), e continueranno a sposare le loro tradizioni con quelle delle Antille. Con un’eccezione: a Bonaire e alle nuove province, a differenza di quanto accade ad Amsterdam, le droghe leggere resteranno vietate e duramente perseguite. La «canna libera» nel Paese delle «canne facili» è una soglia che nessun governo caraibico è pronto a varcare.