Evgeny Utkin, La Stampa 30/12/2008, 30 dicembre 2008
Dopo gli anni bui tra la fine degli 80 e l’inizio dei 90, quando per comprare zucchero e sapone occorreva la tessera (due saponette al mese!), e per il burro o la mortadella si facevano code chilometriche, o dopo quel giorno d’estate ”98, quando il rublo si svalutò di due terzi provocando un’inflazione galoppante, sembrava che i russi fossero diventati immuni alle crisi
Dopo gli anni bui tra la fine degli 80 e l’inizio dei 90, quando per comprare zucchero e sapone occorreva la tessera (due saponette al mese!), e per il burro o la mortadella si facevano code chilometriche, o dopo quel giorno d’estate ”98, quando il rublo si svalutò di due terzi provocando un’inflazione galoppante, sembrava che i russi fossero diventati immuni alle crisi. «Crolla la Borsa, e allora?» Meno del 2 per cento della popolazione vi investe e la maggioranza non sa neanche che cosa sia. E infatti a ottobre il 52 per cento dei russi dichiarava: «Non sento la crisi, non mi tocca». Adesso invece tutto è cambiato. Le prime a essere colpite sono state le banche. Nello stesso ottobre quattro tra i 50 istituti più importanti della rete russa - Kit Finans, Sviaz Bank, Globex e Sobinbank - sono stati ceduti ad altre strutture o a colossi come VneshEconomBank e GazenergopromBank per la simbolica cifra di 5.000 rubli (circa 125 euro). Le piccole invece falliscono nel silenzio generale. L’ultimo annuncio è arrivato dalla Banca Russa il 18 dicembre: sono state revocate le licenze ad altre tre banche: Setevoj Neftjanoj Bank, ZelAK Bank e BaltcredoBank. Tante inoltre sono a corto di liquidi. La moscovita Capital Credit ha collocato davanti agli sportelli lo sconsolante annuncio: «Non ci sono soldi». In difficoltà analoghe sono altre 20-30 banche, dicono gli esperti. Il governo ha dichiarato che tutti depositi fino 700 mila rubli (circa 19 mila euro) saranno garantiti dallo Stato. Ma oltre? Nessuna garanzia. Per questo la classe media, che non supera il dieci per cento della popolazione ed è comunque debole perché nata da appena un decennio, sta cercando di salvarsi come può. Chi anticipa l’acquisto dell’automobile, chi investe nello studio. Per questo i consumi sono scesi di poco e restano superiori a quelli europei: i russi sanno che comprare un bene è meglio che tenere i soldi sotto il materasso. La mancanza di liquidità è il problema più grave del sistema bancario russo. Mentre tutto il mondo abbassa il costo del denaro, la Banca centrale russa lo aumenta: per contenere l’inflazione, per evitare l’uscita di denaro fuori dalla Russia e formare i depositi che in Russia sono piccoli. L’inflazione è cresciuta. Il vice-premier Alexander Zhukov ieri ha ammesso che la disoccupazione ufficiale è arrivata a 1.454.000 persone, con un aumento del 4% solo nell’ultima settimana. «Nel 2009 la disoccupazione ufficiale potrebbe arrivare a 2,1-2,2 milioni di persone», prevede il ministro per lo Sviluppo sociale e la Sanità, Tatiana Golikova. La maggior fonte di denaro è l’energia, soprattutto il gas, che però nel 2009 non darà i consistenti utili del 2008. Gli analisti della Banca di Mosca prevedono due scenari economici: uno con il barile di petrolio a 60 dollari, una crescita del Pil del 2,5 per cento e il dollaro a 30 rubli; l’altro, il più probabile, con il barile a 40 dollari, la crescita zero e il dollaro a 35 rubli. Sebbene il premier russo Vladimir Putin abbia di recente dichiarato che «l’era del gas economico sta per finire», il petrolio sotto i 40 dollari al barile apre una voragine nel bilancio russo. Solo i soldi messi negli ultimi anni nei fondi sovrani permettono di guardare al futuro con ottimismo.