Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 30 Martedì calendario

NEW YORK

Bisognerebbe fare un monumento ad Adam Gadsby. Ha guidato per 8 ore nel gelo per raggiungere Green Bay, nel Wisconsin, e assistere all’ultima partita stagionale della sua squadra del cuore, i Detroit Lions. Lo ha fatto sapendo che l’unica cosa in palio era la palma di peggior squadra nella storia del football: nessuno ha mai perso 16 partite di fila in regular season. Nessuno fino a ieri, appunto. Adam ha osservato con l’animo spaccato in due: il timore di diventare lo zimbello dello sport americano e il desiderio che la tragedia si consumasse, perché alla fin fine anche le cose brutte hanno un loro fascino perverso. Davanti alle telecamere ha poi detto: «A Detroit siamo abituati a squadre che fanno schifo. Ma mai niente di così schifoso come quest’anno ». In fondo anche così si passa alla storia.
I Lions, società gloriosa con 75 anni di vita, si può dire che la loro tendenza alla sconfitta l’abbiano costruita con metodo e determinazione. L’ultimo dei quattro campionati vinti, risale al 1957. Da allora i playoff solo arrivati solo 9 volte, il Superbowl mai.
Destino e una certa incapacità manageriale si accaniscono nei confronti di una città alle prese con problemi enormi. Basta ridiscendere la storica Chrysler Freeway per rendersene conto: vecchie fabbriche d’auto sventrate, case ridotte a cumuli di macerie, homeless ovunque. la crisi che picchia duro, la gente non trova sollievo neppure nel consueto appuntamento domenicale col football. «Nemo », storico pub in centro a Detroit, è una specie di casa dei fantasmi dalla terza domenica di campionato, da quando si è capito che i Lions sarebbero stati una sciagura.
Domenica, sul campo dei Packers, si è assistito a un rigurgito di orgoglio nel secondo tempo quando i Lions si sono portati sul 14-14. Sarebbe bastato un piccolo sforzo per passare inosservati. Invece la vergogna planetaria. Il quarterback col nome da pornostar, Dan Orlovsky, a un certo punto ha avuto in mano il pallone del sorpasso, ma mentre lo spediva in meta, hanno chiamato il time out. Grottesco.
Certo, c’è chi con la sconfitta ha edificato una sorta di reputazione: Peter Buckley, il pugile inglese col maggior numero di sconfitte (256 su 300) si è da poco ritirato con un buon gruzzolo. I Chicago Cubs non vincono un titolo da 100 anni, ma almeno ai playoff ci arrivano. I Boston Celtics di basket sono passati dal peggior record, al titolo di campione Nba in un anno. Ma Detroit non sembra votata a un clamoroso dietrofront. La squadra in cui ha pure giocato qualche partita Marvin Gaye negli anni 70, è nella mani di un 83enne ex capitano d’industria: William Clay Ford senior, nipote del leggendario Henry, che dopo aver abbandonato la ditta di famiglia, potrebbe anche lasciar perdere col football. Insomma, nulla di buono sotto il cielo del Michigan. Gli ottimisti guardano ai Miami Dolphins, lo scorso anno con una sola vittoria, quest’anno ai playoff, e sperano. Ma nessuna stagione trionfale potrà mai cancellare l’infamia di quel primato.