Annuario Panorama 2008, 29 dicembre 2008
Lunedì 25 febbraio un bambino di 11 anni, giocando a pallone in un casale abbandonato di Gravina di Puglia, cade a un tratto in un buco profondo 15 metri e finisce in una cisterna vuota
Lunedì 25 febbraio un bambino di 11 anni, giocando a pallone in un casale abbandonato di Gravina di Puglia, cade a un tratto in un buco profondo 15 metri e finisce in una cisterna vuota. I compagni di gioco si precipitano a chiedere soccorso. Arrivano i vigili del fuoco, si calano nel pozzo, e in un paio d’ore lo portano in salvo. Alla fine, però, uno dei vigili dice: «Guardate che giù ci sono altri due corpi». Sono quasi le otto di sera, la notizia si sparge in un baleno, i telegiornali la mettono d’apertura. Gravina è la piccola città di 50 mila abitanti da cui nel giugno 2006 erano scomparsi due fratelli di 13 e 11 anni, Francesco e Salvatore Pappalardi. Il loro padre, Filippo, è in galera da novembre perché i magistrati sono convinti che abbia ucciso lui i suoi due figli, nascondendone poi i corpi. Portati in superficie, i resti risultano effettivamente quelli dei fratelli Ciccio e Tore. Li ha buttati lì sotto il padre? Sono caduti per sbaglio, così come è capitato al piccolo Filippo? I corpi non presentano segni di percosse o maltrattamenti e le autopsie dei giorni successivi riveleranno che Francesco è morto dopo 4-5 ore dalla caduta a causa delle ferite riportate, mentre Salvatore avrebbe resistito 24-36 ore prima di cedere agli stenti. Secondo l’ipotesi più probabile, i bambini caddero per l’improvviso cedimento della balaustra di protezione di una caditoia, da un’altezza di circa 14 metri. A Filippo Pappalardi, camionista di 42 anni, nel 2001 il tribunale aveva affidato la custodia dei figli perché la madre, Rosa Carlucci, dopo la separazione non era più in grado di mantenerli. Ciccio e Tore erano andati a stare con Filippo e la sua nuova compagna, Maria Ricupero, che aveva già due figli e da Pappalardi aveva avuto un’altra bambina. Nella notte della scomparsa il papà racconta agli agenti del commissariato di Gravina di aver saputo dalla mamma di uno degli amichetti dei figli che Ciccio e Tore la sera di quel 5 giugno, all’incirca alle 20, erano in via Ianora, nei pressi del municipio. Non viene creduto. Rimasto in carcere per molti giorni anche dopo il ritrovamento dei bambini (lo ha saputo guardando la tv), poi ai domiciliari dall’11 marzo 2008, infine in libertà solo dal successivo 4 aprile. La Cassazione ha stabilito che l’ordinanza di custodia cautelare della Procura di Bari fu illegittima. A ottobre il pm ha chiesto l’archiviazione.