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 2008  dicembre 29 Lunedì calendario

La mattina di sabato 2 febbraio Carla Bruni e Nicolas Sarkozy si sono sposati all’Eliseo, davanti a una ventina di persone, parenti stretti e amici

La mattina di sabato 2 febbraio Carla Bruni e Nicolas Sarkozy si sono sposati all’Eliseo, davanti a una ventina di persone, parenti stretti e amici. Nozze celebrate da François Lebel, presidente dell’VIII arrondissement (municipio) di Parigi. Per lui si trattava del terzo matrimonio, per lei, soprannominata Terminator per la fama di rubacuori e sfasciafamiglie, del primo. I due erano tutti carini, e senza stravaganze: lui in giacca e cravatta, lei in bianco, colore che in questo caso va inteso come semplice omaggio alla tradizione, dato che lei ha un figlio (come lui, del resto). Monsieur Lebel, il sindaco officiante, ha insistito, subito dopo, sulla normalità di quanto accaduto: normale la durata, normale l’atmosfera sobriamente festosa, normali i testimoni, poco noti ma intimi dei due. Carla Bruni e Sarkozy s’erano conosciuti nel novembre 2007. Lui, fresco di divorzio (il 18 ottobre) dalla moglie Cécilia Ciganer-Albéniz, che l’aveva mollato per l’aitante pubblicitario Richard Attias, aveva chiesto aiuto a Jacques Séguela, pubblicitario un tempo fedelissimo di François Mitterrand di combinare qualcosa che non gli facesse passare un’altra serata in solitudine all’Eliseo. Séguela obbedì e alla cena si presentò anche Carla, con tanto di chitarra. A quel breve incontro seguì un corteggiamento serratissimo: il Presidente le inviava fiori e regali quasi ogni giorno. La notizia che stavano insieme divenne pubblica il 16 dicembre 2007 quando i due - suscitando clamore in tutto il mondo – decisero di passeggiare per i viali di Disneyland a Parigi, con il figlio e la madre di lei, Marisa Bruni-Tedeschi, al seguito. Il debutto ufficiale di Carla (o a questo punto Carlà) Bruni-Sarkozy avvenne nel marzo 2008, quando accompagnò il marito nella prima visita di Stato francese in Gran Bretagna dopo dodici anni. Gli inglesi l’accolsero con un agguato: una sua foto senza veli di quindici anni prima spiattellata sui tabloid col titolo ironico, ”Benvenuta in Gran Bretagna, signora Sarkozy”. Ma lei li ricambiò con una lezione di eleganza e stile: si presentò in abito da perfetta first lady, con un Dior molto anni Quaranta e un toque, quei cappellini che possono portare solo certe belle donne, opera di John Galliano e che citava Jacqueline Kennedy. L’inchino davanti alla sovrana fu pieno di grazia. Infine, conscia del suo quasi metro e 80 di altezza, rinunciò ai tacchi per non far sfigurare il consorte che è appena uno e 65. Alla fine della visita-lampo, Carlà aveva conquistato i media britannici, che la definirono «un misto tra Jackie Kennedy, Grace Kelly e la principessa Diana». Con l’Italia le cose non sono andate altrettanto bene: ha impedito, offendendo i familiari delle vittime, l’estradizione dell’ex brigatista Marina Petrella, con una motivazione implicita diffamante per il suo Paese (noi non sapremmo trattare i detenuti gravemente malati); dichiaradonsi poi felice («qualche volta») di non essere più italiana dopo l’infelice battuta di Berlusconi sull’abbronzatura di Obama.