Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 29 Lunedì calendario

Giovedì 17 aprile papa Benedetto XVI doveva intervenire all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Roma La Sapienza

Giovedì 17 aprile papa Benedetto XVI doveva intervenire all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Roma La Sapienza. Contrari a questo invito, promosso dal rettore e approvato due mesi prima dal Senato accademico, 67 docenti dell’ateneo romano avevano sottoscritto una lettera del fisico Marcello Cini che si dichiarava indignato «dell’incredibile violazione della tradizionale autononia delle università» e contrario all’invito a parlare rivolto a Benedetto XVI: «non potendo più usare roghi e pene corporali», il Pontefice, secondo Cini, tenterebbe certamente di «entrare nella cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga». Le disposizioni per la cerimonia erano queste: il Papa avrebbe dovuto ascoltare, seduto in platea vicino al sindaco e al ministro dell’Università, la lectio magistralis del professor Mario Caravale dedicata alla pena di morte e avrebbe parlato per ultimo, dopo Veltroni e Mussi. Qualche centinaio di studenti, quasi tutti dell’Istituto di Fisica, si organizzano allora per rendere l’arrivo di Benedetto il più imbarazzante possibile: si annunciano una ”frocessione”, pranzi sociali anticlericali, sbattezzamento della città universitaria con aspersione di vinsanto sulla cappella del Rettorato ecc. La mattina del 15 i contestatori occupano il Rettorato e nel pomeriggio il Senato accademico, dove si trova l’aula magna in cui si svolgerà la cerimonia. Il rettore accoglie la loro richiesta: poter manifestare, stando davanti alla facoltà di Lettere, nel momento in cui il Papa sarebbe passato e senza polizia in assetto antisommossa. L’occupazione termina, ma il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, riservatamente fa sapere alla Santa Sede di non poter garantire la sicurezza di Sua Santità. Benedetto, molto amareggiato, rinuncia. L’anno accademico sarà inaugurato solo alla presenza del sindaco Veltroni e del ministro dell’Università Mussi. L’annuncio ha un effetto enorme. Mentre alla Sapienza si festeggia, giornali, uomini politici, intellettuali manifestano forti perplessità: si va dall’accusa di intolleranza a quella di semplice scortesia. Parte l’ennesima mega-discussione su che co’’è laico e cosa no, i papisti più accesi organizzano veglie di solidarietà, i partiti a stragrande maggioranza si schierano col Vaticano (tranne i socialisti di Enrico Boselli e i radicali con il ministro Emma Bonino). Domenica 20 duecentomila persone (molte di più di quelle che normalmente vanno ad ascoltare l’Angelus) accorrono a San Pietro per pregare col Papa e manifestare, implicitamente, con lui. Benedetto benedice tutti ed esalta il valore del dialogo. La ferita tra istituzioni italiane e Santa Sede resterà però aperta.